Parte allinsegna del coraggio e della resistenza al deserto di leopardiana memoria la stagione dellArgot, la seconda confezionata dai tre giovani e appassionati teatranti, Francesco Giuffrè, Francesco Frangipane e Tiziano Panici, che hanno preso in consegna la copiosa eredità di Maurizio Panici (direttore storico della sala trasteverina) e ne proseguono il lavoro, arrampicandosi come esploratori tra le cime del teatro buono e nuovo.
Tanti gli spettacoli in cartellone: drammaturgia contemporanea, compagnie indipendenti, scritture di atto/autori avvezzi a non dividere parole e corpo, carta e azione. E per tutti lidea di aver trovato una «casa» dove confrontarsi e crescere. Nascono infatti proprio dal cuore di questo spazio operazioni come Kamikaze napoletano di e con Arcangelo Iannace (regia di Frangipane, dal 29 settembre), Kvetch («Piagnistei») di Steven Berkoff che Tiziano Panici presenta tra gennaio e febbraio, Love con Mascia Musy (da un racconto della Tamaro adattato da Emanuela Giordano) e Orizzonti, con giovani attori sospinti sulle parole di De Andrè. Ad aprire il programma è poi un artista già molto apprezzato quale Gaetano Ventriglia, in coppia con Silvia Garbuggino in Premio Dostoevskij, variazione personalizzata sulle orme del grande romanziere russo in scena da questa sera. E in fatto di personalizzazioni e personalità, impossibile non citare la furiosa intelligenza di Andrea Cosentino, atteso in stagione con Primi passi sulla luna (a gennaio). Ma ovviamente questa è solo una breve sintesi delle poliedriche declinazioni previste: a parlare di oggi e di noi ci pensano infatti anche autori e registi più acerbi, nomi meno noti ma non per questo meno significativi.
Argot Il teatro di oggi riparte da Dostoevskij
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