da Napoli
Otto miliardi di debito certificati nel 2008: questo il buco della sanità in Campania. Tanto che la Regione aveva provato timidamente a ridurre gli stipendi dei top manager delle aziende sanitarie, con un taglio del 18 per cento sulle buste paga a 6 cifre. Non preoccupatevi: lo scorso 28 aprile, in una riunione lampo di 4 ore e 20 minuti, il «coordinamento» dei direttori generali delle 13 Asl campane si è auto-aumentato lo stipendio, con un voto allunanimità, fino a un massimo di 154.983 euro lanno.
Il motivo? Fronteggiare il caro-vita, naturalmente. Per questo i virtuosi e oculati manager della sanità campana hanno deciso di assegnarsi più o meno trentamila euro lanno in più a testa. Non da maggio 2008, perché sarebbe stato troppo poco in vista delle lunghe e meritate ferie estive, ma retroattivamente: già, laumento scatta a partire dal primo gennaio 2006. Tanto sono soldi pubblici, e nessuno se ne accorge. Invece, purtroppo per loro, qualcuno se ne è accorto, e la vicenda è finita sulla stampa locale. Tanto che ieri, con una lettera aperta, Antonio Bassolino ha provato con moderazione a chiedere ai dirigenti un passo indietro.
Il problema più grave, scrive il governatore della Campania, è che «lavvocatura regionale ha rilevato profili di dubbia legittimità». Già, perché la legge autorizza sì i direttori delle Asl ad adeguarsi gli stipendi, ma fino a un certo punto. Inoltre, continua Bassolino, «liniziativa è anche inopportuna perché in contraddizione con gli sforzi che, Regione e tutti voi, stiamo portando avanti per il rispetto dei vincoli di spesa imposti dalla normativa vigente.
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