Assalto dei 220mila per un Salone da record

Investiti l’anno scorso 230 miliardi di euro in oggetti rari e preziosi, sostituendo spesso azioni e mattone

C’è chi investe nel mattone, chi in borsa, chi in macchine di lusso o in barche. C’è chi, invece, ama l’arte e investe i propri risparmi in oggetti d’arte d’epoca: arazzi, orologi, pizzi, gioielli, ceramiche, disegni, mobili, sculture, stampe. Queste alcune delle 24 categorie in cui si articola il Mia, la Mostra Internazionale dell’Antiquariato, organizzata da Expocts in Fieramilanocity e conclusasi ieri. La manifestazione, giunta alla sua ventesima edizione, ha visto la partecipazione di 80 espositori provenienti da tutto il mondo, capaci di attirare un pubblico qualificato e motivato, composto da collezionisti, mercanti d’arte, curiosi e investitori.
Il mercato dell’arte, infatti, viene percepito come una forma di investimento alternativa rispetto all’oscillante e pericolosa realtà della Borsa, tanto che il portafoglio finanziario degli ultimi venticinque anni è costituito per il 20 per cento dal mercato dell’arte. La percentuale non stupisce se si pensa che in Italia, solo nel 2005, sono stati investiti ben 230 miliardi di euro, divisi tra dipinti (72 per cento), sculture (12), arti minori (13) e disegni (4).
Di questa somma da capogiro, il 17 per cento proviene proprio dalla Lombardia, che si attesta come la regione leader nel mercato dell’antiquariato e del collezionismo. La nostra regione conta 739 aziende che operano nel settore, su un totale nazionale di 3.835, questo grazie anche la potere trainante di Milano che contribuisce per il 9,9 per cento ad accrescere il mercato e che concentra, nella sua provincia, il 56 per cento circa delle aziende. Dunque Milano si posiziona al primo posto nella classifica regionale delle città «amanti dell’antiquariato», che ha registrato un aumento del 16,3 per cento del numero delle aziende del settore, seguita da Brescia (13,7), Bergamo (6,6), Pavia (6,3), Varese (6).
Chi sono questi collezionisti capaci di investire somme da capogiro nel gioiello d’epoca o nella tela originale? «Il nostro visitatore e acquirente- spiega Domenico Piva, presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte - è tendenzialmente un uomo sui 35/40 anni, con una situazione economica piuttosto agiata. Può spesso disporre di somme di denaro, frutto di un affare conclusosi bene.

È una persona intellettualmente molto viva e interessata - continua Piva - non necessariamente molto istruita, ma sicuramente curiosa. Si interessa agli oggetti che acquista, li studia, sa tutto su ciò che li riguarda, tanto da diventare spesso un esperto, con cui si instaura un rapporto duraturo e di stima reciproca».

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