Atene ancora in fiamme: passa il piano di austerity

Notte di violenza nella capitale (guarda le foto) mentre il Parlamento dava il via libera alle misure per salvare il Paese. La Germania: "Non diventino un pozzo senza fondo"

Atene ancora in fiamme: passa il piano di austerity

Giornata e nottata di guerra ad Atene dove hanno manifestato ol­tre 100mila persone durante la se­duta fiume del Parlamento culmi­nata, poco prima di mezzanotte, con il voto favorevole al piano lacri­me sangue varato dal governo di Lucas Papademos. La maggioran­za ha così assicurato all’esecutivo di sostenere le misure di rigore, in­dispensabili per ricevere il pac­chetto europeo di aiuti da 130 mi­liardi. Ma la rivolta ha riguardato buona parte del Paese. La tv ha rife­rito di violenze anche a Corfù, Cre­ta (a Eraklion) e Salonicco, dove 20mila persone hanno marciato contro i provvedimenti. Nella capi­tale, ancora una volta, la gente è scesa in piazza Syntagma. Violenti scontri sono scoppiati tra black bloc e polizia in assetto antisom­mossa all’esterno del Parlamento. Gruppi di teppisti hanno lanciato bottiglie, pietre, pezzi di marmo e bombe molotov verso la polizia, so­stenuti però dalla popolazione, stanca dei continui tagli a pensioni e salari. Gli agenti hanno risposto agli attacchi con gas lacrimogeni. In fiamme sono finiti alcuni edifici tra cui cinema, negozi, la bibliote­ca universitaria e una filiale della banca greca Eurobank, a piazza Ko­rai, dietro a quella Syntagma. Mol­ti anche i saccheggi. Pesante il bi­lancio con numerosi arresti tra i manifestanti e più di 60 feriti, molti dei quali poliziotti. Ingenti i danni. Il premier Papademos ha invitato la popolazione alla calma affer­mando che «il vandalismo e la di­struzione non hanno un posto nel­la democrazia». Per il sindaco del­l­a capitale, Giorgos Kaminis, inve­ce «ancora una volta la città di Ate­ne viene utilizzata come leva per provare a destabilizzare il Paese». In piazza c’era anche il celebre compositore Mikis Thedorakis, 86 anni, l’autore delle musiche di «Zorba il greco», ma poco prima che iniziasse a parlare alla folla è stato interrotto dai gas lacrimoge­ni. Non c’è dubbio, comunque, che la situazione sia molto seria e peggiorata dall’inizio della crisi, nell’ottobre del 2009. Le misure di austerità già prese hanno infatti prodotto una contrazione del Pil (ossia del prodotto interno lordo) che ha provocato un ulteriore ina­sprimento del rapporto tra debito e Pil, passato dal 127% dell’inizio della crisi al 159% attuale. Sabato sera Papademos aveva avvertito la popolazione che l’unica alternati­va alla firma dell’accordo è la «ban­carotta »e il«caos sociale».Concet­to ribadito ieri sera poco prima del voto: «Il no all’austerity portereb­be a un catastrofico default, la sto­ria ci giudicherà».

I tagli alla spesa pubblica stanno comunque provocando una fortis­sima tensione: martedì e venerdì c’è stato lo sciopero generale con un’altissima adesione. Tra le nuo­ve misure richieste, quella che ha creato maggiori tensioni riguarda il taglio di pensioni, salari e posti di lavoro per circa 3,3 miliardi di eu­ro. All’esame del Parlamento ieri c’eranoperòaltrequestioni:misu­re per ricapitalizzare le banche del Paese, un’autorizzazione al pre­mier Papademos per firmare gli ac­cordi europei e uno swap di titoli pubblici con le banche creditrici per cancellare 100 miliardi del de­bito greco, che ammonta, in totale, a 350 miliardi di euro. Il nuovo pia­no prevede anche la facilitazione dei licenziamenti e una riduzione dei salari minimi, aspetti saranno inclusi in una legge successiva da approvare nelle prossime due setti­mane. «La scelta non è tra sacrifici o meno, ma tra sacrifici e qualcosa di ancora più duro e inimmagina­bile »,ha tuonato nell’aula del Par­lamento il ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos. E non sareb­be la prima volta, dopo il default fat­to registrare ventiquattro secoli fa da 10 città-Stato a discapito del Tempio di Delo. Ma quello attuale potrebbe essere il più grande falli­mento di uno Stato sovrano del­l’epoca moderna: 350 miliardi,os­sia cinque volte di più di quello del­l’Argentina che fu di «appena» 95 miliardi di dollari nell’ormai lonta­no 2001. Ecco perché la decisione del Parlamento di Atene era fonda­mentale per sbloccare la tranche di altri 130 miliardi di euro di finan­ziamento al Paese da parte di Ue e Fmi. Infatti, e lo ha detto anche il fi­nanziere Georg­e Soros in una inter­vista online al settimanale Der Spie­gel, «il fallimento della Grecia po­trebbe facilmente coinvolgere an­che Italia e Spagna, e creare forti in­stabilità in Europa». Soros, però, ha attaccato anche la cancelliera Angela Merkel. «Ammiro la cancel­liera per la sua forza decisionale ­ha affermato - ma purtroppo sta portando l’Europa nella direzione sbagliata». In caso di fallimento della Grecia, Soros prevede un ac­centuarsi della crisi in Europa, che potrebbe condurre «a una corsa agli sportelli delle banche in Italia e Spagna. A quel punto l’Europa andrebbe in pezzi».

Come ben sa il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, secondo il quale «la Grecia verrà sostenuta in un modo o nell’altro,ma deve fare i suoi compiti a casa e non può di­ventare un pozzo senza fondo». «Le promesse non bastano più- ha poi aggiunto - ; Atene non solo de­v­e impegnarsi sul nuovo program­ma di austerità, ma anche realizza­re parti del vecchio programma già approvato».

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