Come frignano le femministe, ahi ahi Amadeus e Beppe Sala: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il caso di Giulia Cecchettin, il catastrofico sondaggiio per Scholz e Starmer

Come frignano le femministe, ahi ahi Amadeus e Beppe Sala: quindi, oggi...

- Brutte notizie per Olaf Scholz, occupato ad impedire a Unicredit di acquistare la banca tedesca. Secondo un sondaggio, Friedrich Merz convince più tedeschi sulle capacità di rilanciare l'economia di quanto non riesca l’attuale Cancelliere. Il problema non è solo questo, sta tutto nelle cifre. Non parliamo di un distacco di qualche punto percentuale, ma di numeri catastrofici: l'inchiesta rivela che il 47% dei cittadini ha fiducia in Merz, solo il 16% in Scholz e il 37% nessuno dei due. Tradotto girando le statistiche: l’84% dei tedeschi non si fida più di Olaf nel punto cruciale per la Germania, ovvero l’economia.

- Solo gli Stati Uniti possono regalarci la meraviglia di un candidato repubblicano pizzicato a scambiare chat piccanti su film porno transessuali.

- Portare sul Nove la copia di I Soliti Ignoti e sperare di fare lo stesso risultato, era ovviamente utopico. Certo è che dopo le sviolinate della grancassa della stampa per l’ottimo Amadeus, considerato alla stregua di un dio della tv, il misero 3,6% racimolato alla seconda puntata di Chissà chi è potrebbe suonare come un campanello di allarme. Più che per lui, per quelli che lo hanno coperto d’oro e per chi, leggi l’opposizione, preannunciava la morte del servizio pubblico per questo addio. La prova del Nove, scusate il gioco di parole, sarà a Sanremo: se Carlo Conti manterrà lo stesso livello di ascolti (e soprattutto di introiti pubblicitari) vorrà dire che forse ad essere “vincente”, più che il conduttore, era il format. Vedremo.

- Adesso, va bene tutto. Su Imane Khelif il dibattito nei primi giorni è stato imbarazzante, ok. Però leggere sulla Stampa che alla Milano Fashion Week i fan della Khelif le urlavano “sei bellissima” è un tantino troppo. Bellissima è la nuova Miss Italia, non Imane. Che sarà un ottimo pugile ma, non ce ne voglia, non esattamente avvenente come Elisabetta Canalis. Altrimenti pure il sottoscritto può percepirsi George Clooney.

- La disfatta di Beppe Sala sta tutta nella decisione della Uefa di non far giocare a Milano la finale di Champions del 2027. Una città come quella meneghina, motore dell’economia italiana, che vanta di essere la più europea del Belpaese, non può dibattere per cinque anni (cinque!) se costruire uno stadio, se abbatterlo, se ristrutturarlo o se farlo altrove. Suvvia. A Roma possiamo anche capire, ma a Milano no. E i ritardi si pagano. Caro. Si dice che la finale che Champions generi un indotto di 100milioni di euro. Ormai persi.

- Hillary Clinton si butta sul complottismo, oppure possiede notizie riservate non conosciute a noi comuni mortali. Dice l’ex candidata: “A ottobre ci sarà una sorpresa per far deragliare la corsa di Kamala Harris”. Delle due, l’una: o è vero, e allora Hillary dovrebbe presentare una denuncia dettagliata; oppure tira a indovinare, e a quel punto somiglia tanto alle fake news che i democratici accusano Trump di sparare.

- Qualcuno porti i sali contro lo svenimento. Qui c’è da rianimare tutta la narrazione della sinistra italiana, che aveva cercato in Kamala Harris la novella stella cui aggrapparsi e che si sta ritrovando con un pugno di mosche in mano. Sentita l’ultima? Dopo essersi presentata come un pistolero pronta a sparare ai ladri che entrano in casa sua, mossa che spera possa farla salire nei sondaggi, secondo la Cnn la candidata democratica alla Casa Bianca starebbe pianificando una visita al confine tra gli Stati Uniti e il Messico. E non per invitare i messicani o gli immigrati sudamericani ad approdare negli Usa, come forse sognerebbero Roberto Speranza, Fratoianni e soci. Bensì per rubare terreno sulla questione migranti a quel puzzole - dicono loro - di Donald Trump che su questo fronte continua ad essere in cima ai sondaggi. La Harris, a cui Biden aveva assegnato il dossier migratorio, senza ottenere grandi risultati, sta portando avanti le sue politiche lungo due direttive: da una parte, differenziarsi da The Donald sul fronte rimpatri (e qui, ci sta: qualcosa di sinistra ogni tanto deve pur dirla); dall’altra presentare, come ha già fatto, un pacchetto di misure più rigide per il controllo dei confini. E questa è tutt’altro che una posizione gradita a chi, in Italia, non si è ancora accorto che nel frattempo Francia, Germania, Gran Bretagna e Olanda hanno fatto inversione ad U sulle porte aperte a tutti.

- La ragazzina rimasta incinta a 14 anni per aver partecipato alla “sex challenge” fa orrore. Ma non tanto per il fatto che a quell’età i giovani si mettano a fare sesso senza preservativo a casaccio, neppure per le regole assurde che prevedono la sconfitta di chi rimane incinta. Bensì per il fatto che il legale della giovane, secondo quanto trapelato, ha raccontato che la 14enne adesso è turbata perché… ha perso la sfida. Siamo sicuri di volerle lasciare in affido il pargolo che sta per nascere?

- Comunque i dati economici dicono che il Pil è cresciuto, anche se di poco. Ma soprattutto il rapporto debito/pil è calato e così pure il deficit. Non c’è da stappare champagne, ma con altri premier avrebbero già preparato la sedia del Papa per il giro d’onore.

- Mi dispiace per Carlo Cottarelli, che ha spesso ragione ma nessuno lo ascolta. Il problema dell’Italia non è trovare tesoretti per la legge di bilancio o immaginare bonus: qui occorre tagliare i costi della spesa pubblica. E non può essere così difficile trovare 15 miliardi in mezzo a mille miliardi di uscite annuali. No?

- Dopo l’ottima analisi del procuratore capo di Venezia all’apertura del processo contro Filippo Turetta (“non è un processo contro i femminicidi, ma contro il singolo che deve rispondere dei reati che gli sono contestati”), ora le associazioni femministe frignano. Dice la presidente di Differenza donna, una tra le cinque escluse come parti civili: “Il femminicidio non è un semplice reato individuale, ma è legato a motivi culturali”. Errore. Nessun uomo è colpevole per l’omicidio di Giulia Cecchettin, ma solo l’autore di quel crimine. I condizionamenti culturali non c’entrano un fico secco, come giustamente ha fatto notare il pm veneto. Sia lodalo il cielo.

- Gaffe non da niente di Keir Starmer che,

durante il suo discorso, definito deludente da più parti, ha testualmente chiesto il ritorno "delle salsicce da Gaza”. In pratica ha scambiato due parole (sausages per hostages) dal suono simile. E i social lo hanno punito.

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