C'è qualcosa che non quadra se, a un aumento cospicuo dei giochi, l'11,8% rispetto all'anno precedente, non corrisponde un incremento proporzionale delle imposte erariali. Anzi. Per lo stato il ricavato è stato pressoché analogo: 8,8 miliardi nel 2009, 8,8 nel 2010. Non c'è niente di arcano. Ma non basta ricordare che l'impatto fiscale è estremamente diverso da gioco a gioco per spiegare la presunta discrasia fra i dati. C'è dell'altro. E i motivi sono oggetto di studio da parte del ministero dell'Economia che pensava di incassare una cifra ben più consistente, quanto meno superiore ai 10 miliardi, e si ritrova invece a fare gli stessi conti di 12 mesi fa. Lo spiega Fabio Felici, direttore di Agicos: «I giochi più redditizi per l'Erario, vale a dire il SuperEnalotto, che dà alle casse dello Stato quasi la metà di tutto il movimento, il Lotto, con percentuali variabili perché collegate anche alle vincite, ma pari al 26% nell'anno appena concluso, il Totocalcio e il Totogol (33% di tasse) hanno fatto registrare un calo, incidendo quindi in maniera importante sulla raccolta erariale. Nel 2010, inoltre, bisognerà tenere conto del nascente mercato delle videolottery che inevitabilmente cannibalizzerà quello delle newslot come dimostrano i dati degli ultimi mesi. La ragione è semplicissima. Calcolando che le newslot rendono all'Erario oltre il 12% di quanto incassato, contro il 2% delle videolottery, c'è il rischio che il nuovo segmento di mercato sottragga risorse importanti alle casse dello Stato».
L'analisi induce a qualche riflessione. Punto primo. Il dislivello erariale fra newslot e vlt è enorme, con un payout esagerato a favore delle seconde che comunque hanno portato oltre un miliardo in concessioni e licenze allo stato. Ma si tratta di un fenomeno irripetibile nel tempo. E' vero che si tratta di macchine posizionate in luoghi diversi, ma è altrettanto ovvio che l'utenza finirà per prediligere il gioco con minore carico fiscale e maggiore ritorno. Punto secondo. Il Lotto è in flessione da due anni: nel 2009 era andato sotto di 188 milioni, nel 2010 ha accusato una flessione di altri 301 milioni con un decremento del 5,3%. A sua volta il SuperEnalotto, in una visura che comprende anche il Win for Life, partito il 29 settembre 2009, ha fatto registrare una flessione del 6,6% passando da 3,776 a 3,528 miliardi dopo la straordinaria impennata di un anno fa. E questo nonostante le recenti maxi vincite. Per l'Erario una perdita di circa il 12%. «Se vogliamo che il SuperEnalotto diventi un gioco ancora più popolare, dobbiamo ridurre l'imposizione fiscale per premiare in maniera più importante quanti indovinano 2, 3 e 4 numeri e indurli a reinvestire le vincite nella tornata successiva. Cambiano le mode. E anche le aliquote erariali debbono stare al passo dei tempi. Da un'equa revisione di questo aspetto, ci guadagnerebbero tutti, giocatori, concessionari e fisco», il parere di Massimo Passamonti, coordinatore dell'area giochi di Confindustria. Punto terzo.
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