«Aveva più ironia di chi contesta le mie vignette»

Gentilissimo dottor Simonelli, innanzitutto desidero esprimerLe gratitudine per l'attenzione che ha dedicato al mio libro su d'Annunzio e i suoi rapporti con Genova. Ma il solo fatto che si ostini a usare la D maiuscola per il cognome del Vate (mentre il Nostro la usava minuscola per tradizione famigliare e non secondo la tradizione denigratoria che pretendeva volesse farsi passare per nobile) mi dice che Lei non è un profondo conoscitore dell'opera e delle opere di e su di lui. Bastino, fra molti altri studiosi, Perfetti (ex) e Guerri (attuale) non a caso Presidenti della Fondazione del Vittoriale, che adottano la d minuscola perché appunto così faceva Gabriele e tutti i d'Annunzio che l'avevano preceduto.
D'Annunzio, come Lei osserva e come anch'io cerco di dimostrare, non può più essere liquidato solamente come il «Giovanni Battista del fascismo». Fu il fascismo che fece sua la teatralizzazione della politica inaugurata dal Comandante d'Annunzio a Fiume, dai riti di massa alle parole d'ordine ai discorsi dal balcone; tuttavia tra Mussolini e il poeta vi fu sempre quella che è stata definita una «cordiale inimicizia». Piccolo e calvo, fu egualmente un campione di seduzione; fu un eroe di guerra, come dimostra il suo ricco medagliere; poeta, giornalista, romanziere, drammaturgo fu il Vate della letteratura italiana; in politica fu più ondivago, ma a Fiume mise in atto una sincera e precorritrice volontà di liberazione, di giustizia e di democrazia sindacale. La sua esistenza, vissuta nella tensione di farne un'opera d'arte, mutò radicalmente la percezione della figura dell'intellettuale; ispirò ad alcune generazioni la visione del mondo e fu irraggiungibile maestro di stili di vita.
In ogni caso aver dovuto mettere in rilievo come elemento negativo del mio lavoro, perché questo era il suo compito, esclusivamente la scelta delle caricature conservate al Vittoriale mi rassicura sull'esito del mio lavoro e La ringrazio. Abbiamo volutamente preferito come illustrazioni le caricature, poco conosciute rispetto alle fotografie usate da molti autori, innanzitutto come omaggio a Gandolin, Luigi Arnaldo Vassallo il «principe dei giornalisti» dell'età umbertina, allora fondatore e direttore del famoso giornale romano «Capitan Fracassa». Il giornalista genovese per primo accolse fra i suoi redattori il diciottenne poetino abruzzese Gabriele alla scoperta di Roma.

In secondo luogo, imparato a conoscere meglio d'Annunzio, avevo la consapevolezza che, nonostante megalomania e superomismo, il poeta era dotato di senso di ironia e soprattutto autoironia, come dimostrano alcuni episodi che ho riportato. Sono certa che, ovunque egli sia, non si sia offeso per l'uso di alcuni disegni satirici, dei quali spesso aveva sorriso.

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