Tra azioni e obbligazioni alla ricerca del buon affare

Un mercato finanziario sostanzialmente spaccato in due. Infatti, a fronte di attese moderatamente positive per il comparto azionario, spiccano attese abbastanza negative per il 2007 relativamente al segmento del reddito fisso. A sostenere i listini di Borsa più fattori concomitanti. Le rilevazioni statistiche, in primis, che evidenziano, anche per quanto riguarda gli Stati Uniti, un’economia ancora brillante nonostante molte stime ipotizzassero il verificarsi di un sensibile rallentamento
Alla luce degli ultimi indicatori, è probabile che il prodotto interno lordo salirà, nel 2007, del 2,5%. Sarà l’elevata propensione ai consumi delle famiglie ma, soprattutto, il favorevole andamento degli utili aziendali a creare le condizioni affinchè la crescita economica si mantenga su alti livelli pur se inferiori a quelli evidenziati negli anni passati. Ultima, ma non per importanza, la liquidità in possesso agli investitori, siano essi istituzionali, banche, aziende e risparmiatori tradizionali. L’area euro crescerà in misura inferiore, intorno al 2,3% circa, ma rappresenterà una valida alternativa all’economia Usa. Nei primi mesi dell’anno, grazie anche al calo delle quotazioni del prezzo del petrolio, il costo della vita non dovrebbe subire eccessive pressioni. Se le stime di crescita saranno confermate, il rischio inflazione potrebbe concretizzarsi nella seconda parte dell’anno. E qui si materializzano le incertezze per i mercati obbligazionari.
L’attesa di un ritorno della pressione inflazionistica indurrà le Banche centrali a mantenere una strategia di politica monetaria restrittiva, seppure in forma moderata, con ulteriori rialzi del tasso di riferimento, in area euro, e un non improbabile rialzo del tasso americano, nella seconda parte del 2007. Queste ipotesi finiscono per spingere i prezzi di mercato dei titoli a cedole fisse verso quotazioni inferiori, al fine di adeguare i loro rendimenti a quelli che esprime il mercato. Si salveranno le emissioni a tasso variabile perché, in virtù del meccanismo di indicizzazione, godranno di flussi di interesse crescenti nel corso dei prossimi mesi. Vi è poi anche una motivazione cosiddetta tecnica, infine, che separa le prospettive del mercato azionario da quello obbligazionario. Il primo esprime un rapporto tra prezzi e utili attesi relativamente basso, in grado quindi di salire, grazie all’aumento dei multipli tra i due valori indicati.
La prospettiva di utili ancora in salita, grazie alle ristrutturazioni degli anni scorsi, mantiene margini di rialzo dei mercati azionari, quantificabili, ancora oggi poco al di sopra del 5% nell’immediato. Tatticamente, a fronte di un rialzo ulteriore dei listini azionari vicini a questa percentuale, sarebbe opportuno alleggerire i portafogli, monetizzando i guadagni.
Se poi il mercato dovesse subire qualche correzione, scendendo dopo tanti rialzi, non occorre spaventarsi, ma attendere con calma, per ricomprare titoli del comparto dei cementi e delle costruzioni, che beneficeranno del prezzo più contenuto del petrolio, e del settore del lusso, le cui aziende macinano profitti elevati, o del settore finanziario e dei servizi, perché vi saranno ancora fusioni e acquisizioni, in grado di creare ricchezza all’intero comparto. Sull’altro fronte, quello obbligazionario, la redditività degli strumenti risentirà negativamente dei rendimenti crescenti.

Se però si ama il rischio e si investe in lire turche, con rendimenti lordi vicini al 20%, si potrebbero incassare risultati interessanti. Attenzione, però, perché il rischio di cambio è quello che incide maggiormente sui portafogli, enfatizzando i rendimenti, se la moneta prescelta guadagna nei confronti dell’euro, e mortificandoli, nel caso opposto.

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