Le banche rilanciano la sfida dei prestiti

I dati macro economici dicono che l’Italia è tecnicamente in recessione, con una flessione del pil che nella seconda parte del 2011 è stata superiore rispetto alla media registrata nei Paesi dell’area euro. E per l’anno in corso, nonostante qualche timida indicazione di stabilizzazione, la dinamica del pil è attesa ancora in contrazione per via degli effetti restrittivi della politica di bilancio e dell’erosione del potere d’acquisto esercitato dall’inflazione, fattori che manterranno debole la domanda interna.
Un contributo positivo è invece atteso dalle esportazioni che, come prevede Prometeia, dovrebbero contribuire al pil nel 2012 per 1,1% e nel 2013 per lo 0,5%. E qualche spiraglio confortante arriva dagli indicatori di fiducia delle imprese, che a febbraio hanno segnato un recupero, soprattutto nelle componenti legate agli ordinativi dall’estero. In questo quadro difficile, l’attività creditizia evidenzia nelle sue grandezze aggregate andamenti ancora lievemente crescenti, anche se in flessione rispetto a qualche mese prima. La crescita dei prestiti ha manifestato a fine febbraio un lieve rallentamento: sulla base delle prime stime, il totale prestiti a residenti in Italia si attesta a 1.942 miliardi, con un incremento dello 0,6% anno su anno (+0,9% nel mese precedente). In dettaglio i prestiti al settore privato sono aumentati dell’1,2% anno su anno (+1,5% a gennaio), raggiungendo i 1.687 miliardi. Rispetto a febbraio 2011 il flusso netto di nuovi prestiti è stato quindi di quasi 20 miliardi. I finanziamenti destinati alle famiglie hanno segnato in Italia a gennaio 2012 un rallentamento, mantenendosi tuttavia su valori positivi: la variazione annua è stata +3,2%, con una dinamica più vivace rispetto agli altri sistemi bancari europei (a eccezione della Francia), tanto è vero che nell’ultimo anno la quota dell’Italia dei finanziamenti alle famiglie sul totale della zona euro è passata dall’11,6% all’11,8% (era dell’8,8% a fine 2003).
In uno scenario economico internazionale ancora incerto, alcuni segnali positivi cominciano tuttavia a emergere. Gli interventi posti in essere dal governo Monti da un lato e dalla Banca centrale europea dall’altro hanno attenuato le tensioni sui mercati e garantito un graduale miglioramento della situazione complessiva. La liquidità immessa nel sistema dalla Bce ha scongiurato il temuto choc nel funzionamento del credito.
Anche l’azione dell’esecutivo italiano ha contribuito a inviare segnali più confortanti ai mercati; la politica economica, inizialmente più orientata verso il risanamento di bilancio, si sta spostando verso le attese riforme strutturali (liberalizzazioni, controllo della spesa pubblica, modernizzazione della pubblica amministrazione) a supporto di quei processi di trasformazione dell’economia necessari per tornare a crescere stabilmente nel medio-lungo periodo.
Se le condizioni di minore tensione sui mercati finanziari e del debito persisteranno, ci sono quindi tutte le condizioni affinché già nelle prossime settimane l’attività delle banche a supporto dell’economia reale possa iniziare a normalizzarsi.

Anche se la combinazione dell’esperienza maturata nella crisi e delle prescrizioni delle autorità impronteranno necessariamente l’attività creditizia su criteri di maggiore selettività rispetto al passato. A favore delle iniziative economiche più strutturate, innovative e aperte ai mercati internazionali.

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