Bankitalia a Draghi, primo governatore a tempo

da Roma

È Mario Draghi il nono governatore della Banca d’Italia. Sono bastate poche ore per superare i tre passaggi previsti dalla nuova legge sul risparmio per la nomina del banchiere centrale: il parere positivo del Consiglio superiore di Bankitalia è giunto a metà mattina, in tempo perché il Consiglio dei ministri potesse procedere a un’indicazione con voto «istantaneo e unanime», come ha riferito il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Infine la firma del capo dello Stato, giunta nel pomeriggio. Alle cinque, Draghi era già governatore a tutti gli effetti, con soddisfazione di tutti e di Silvio Berlusconi in primis, sia per la rapidità della soluzione - 30 ore in tutto, dalla promulgazione della legge sul risparmio alla nomina - che per la caratura della scelta fatta per la successione ad Antonio Fazio.
Nessun intoppo, nessuna riserva nel corso della procedura. I tredici consiglieri della banca centrale hanno espresso senza esitazioni il loro parere favorevole. In precedenza, il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta era giunto a Palazzo Koch per consegnare l’indicazione del governo in una busta chiusa. «Il nostro giudizio è favorevole» ha detto a fine riunione il consigliere anziano Paolo Emilio Ferreri, mentre un altro consigliere, Paolo Blasi, ha puntualizzato che il voto è stato unanime. Quindi il parere positivo del Consiglio dei ministri, anche in questo caso - come ha confermato Giorgio La Malfa - con voto unanime. Non è emerso alcun dissenso sulla proposta di Berlusconi, che del resto aveva già avvisato i leader della maggioranza mercoledì sera dell’esito dell’incontro con Ciampi al Quirinale. Nessuna sorpresa, quindi, che la ratifica sia giunta assai rapidamente anche dal Colle. Il «caloroso benvenuto» del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e l’apprezzamento della Commissione europea hanno completato il quadro.
Per una volta, il candidato papa è uscito pontefice dal conclave, e non cardinale. E non che mancassero candidati alternativi, da Padoa Schioppa - sponsorizzato da Ciampi ma, a quanto sembra, non così fortemente dal centrosinistra - a Vincenzo Desario, a Vittorio Grilli. L’autoesclusione di Mario Monti, che era sembrata in realtà la prima scelta del premier ed avrebbe inoltre goduto dell’appoggio influente del cardinale Camillo Ruini, aveva semplificato la situazione. Eliminato per questioni di età ed esperienza Grilli, Ciampi ha dovuto prender atto che la maggioranza di governo non avrebbe approvato una candidatura Padoa Schioppa. A quel punto restava il solo Draghi ad assicurare quella «netta discontinuità» rispetto alle gestione Fazio, chiesta soprattutto dal mondo finanziario italiano ed internazionale.
I tempi dell’arrivo di Draghi in via Nazionale 91, sede della banca centrale, dipenderanno dalla rapidità con cui il neo governatore potrà abbandonare gli impegni londinesi alla banca d’affari Goldman Sachs di cui, fino a ieri, era managing director. Non è stata indicata una scadenza per l’insediamento, ma sembra plausibile che sarà necessario ancora un mesetto. A palazzo Koch, comprensibilmente, l’attesa è quella dei grandi eventi. In media, un nuovo governatore arrivava in passato ogni quindici anni. Draghi è il primo «a termine», sei anni di mandato raddoppiabili. Uno dei primi compiti sarà la riorganizzazione interna dell’istituto. Il direttore generale Vincenzo Desario, a 72 anni, probabilmente lascerà presto il suo incarico, e proprio domani vanno in pensione due alti funzionari, il ragioniere generale Antonio Soda e il segretario generale Cesare Giussani. Lo stesso Tremonti ha chiarito che il completamento del Direttorio, e le scadenza scaglionate dei suoi membri, sono di competenza della stessa Bankitalia. D’ora in poi, anche per direttore generale e vicedirettori generali il mandato sarà a termine.

Secondo le prime voci emerse nella giornata di ieri, la scelta del nuovo direttore generale potrebbe orientarsi all’interno, verso uno dei due vicedirettori Pierluigi Ciocca e Antonio Finocchiaro. Vittorio Grilli, il direttore del Tesoro che era fra i candidati al governatorato, si sarebbe detto non interessato alla direzione generale.

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