Bankitalia: al Nord la vita è più cara del 16,5% La ricetta di Calderoli: "Servono gabbie salariali"

Secondo i dati diffusi da Bankitalia persistono forti differenze del costo della vita. Il ministro leghista: "Bisogna parametrare le buste paga sul reale costo della vita nelle diverse zone". Micciché: "Allora al Sud costi tutto meno". Tremonti: così sarà la Banca del Sud

Bankitalia: al Nord la vita è più cara del 16,5% 
La ricetta di Calderoli: "Servono gabbie salariali"

Roma - Secondo i dati diffusi da Bankitalia persistono forti differenze del costo della vita: -16,5% al Sud rispetto che al Nord. La Lega Nord torna a proporre le gabbie salariali per superare queste forti differenze. "Alla luce della volontà espressa dal governo di affrontare, una volta per tutte, la questione meridionale, anche attraverso la fiscalità di vantaggio, e ritenendo altrettanto necessaria e urgente la risoluzione della questione settentrionale - ha spiegato il ministro per la Semplificazione del programma, Roberto Calderoli - è evidente che andrà posta attenzione alle nostre proposte riguardanti le buste paga parametrate sul reale costo della vita nelle diverse aree del Paese".

La risposta di Micciché Ma l’idea delle gabbie salariali agita ancora un po' le acque già mosse nella maggioranza dalle polemiche sui 4 miliardi del Fas sbloccati per la Sicilia. E così Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e leader dei sudisti del Pdl, replica a stretto giro a Calderoli: se la Lega "vuole parametrare le buste paga al costo della vita, possiamo valutare l’ipotesi, purchè i costi siano più bassi in tutti i settori: il Sud paghi più basse percentuali Irpef, abbia meno costi per la pubblica amministrazione, compri di meno la benzina... Se dobbiamo ridurre, riduciamo tutto, non solo gli stipendi. E poi, è da dimostrare che al Sud si spende meno. Forse è vero per le case e il pane, ma un maglione Benetton costa lo stesso prezzo al Nord e al Sud".

Il piano per il Sud Un piano in cinque anni per portare il Sud fuori da un’emergenza che non è solo locale, ma nazionale e che richiede perciò uno strumento di intervento straordinario. Il premier Silvio Berlusconi lavora con impegno ad un piano organico per il Sud che porti il suo nome e segni la ripresa d’autunno. Dopo una prima levata di scudi sull’ipotesi di una nuova cassa del Mezzogiorno, accende un parziale semaforo verde La Lega, rassicurata sull’idea di interventi non a pioggia ma mirati a singoli progetti e sotto la diretta gestione di Palazzo Chigi. "La proposta di Tremonti sul mezzogiorno è positiva. Probabilmente l’unica cosa sbagliata - apre Calderoli - è aver parlato di Cassa per il Mezzogiorno, che almeno per quel che riguarda la seconda metà della sua attività genera ricordi assolutamente negativi. Qualcuno la chiama cabina di regia, io preferisco il termine 'missione', proprio perchè l’unità di missione è già prevista come strumento del governo, con un mandato, un tempo e un obiettivo predefiniti".

Le Regioni: "Servono politiche serie" Alla vigilia dell’incontro tra le Regioni e il Governo, previsto per oggi a Palazzo Chigi, si infiamma la polemica sui fondi per il Mezzogiorno e sugli strumenti che l’Esecutivo vorrebbe mettere in campo. In attesa del faccia a faccia il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ribadisce i contorni del problema. "Ma quale piano per il Sud, non riesco a capire perchè tanta confusione. Cerchiamo di fare chiarezza: un piano per il Sud o una nuova Cassa del Mezzogiorno presupporrebbe nuove risorse che il governo non ha mai stanziato. Anzi, quelle di cui si parla, invece, sono risorse stanziate nel quadro strategico nazionale già dal precedente governo d’intesa con le regioni. Il governo attuale ha poi confermato quegli impegni sottoscrivendo a marzo l’accordo sugli ammortizzatori sociali e le regioni, in base a quelle intese, hanno definito i loro piani di attuazione e quindi chiedono definitivamente chiarezza circa l’effettiva disponibilità di cassa che ci risulta già in una situazione critica per i continui prelievi del Governo".

I nodi sul piatto Nel frattempo, per mettere a punto la strategia da portare in dote all’incontro con il premier, i governatori si sono dati appuntamento alle 15,30 nel loro parlamentino. Sul tappeto, anche altri temi, molti dei quali saranno oggetto del confronto come: la predisposizione del nuovo Patto per la salute 2010-13, l’istituzione del ministero del Turismo e il decreto di semplificazione per il rilancio dell’edilizia. Ma anche le questioni legate alla scuola, le risorse per il fondo sociale e il Codice per le Autonomie. Nel frattempo da uno studio della Banca d’Italia emerge che la causa principale del divario economico tra il Mezzogiorno e il resto del Paese non è costituita, come molti analisti sostengono, dalla Nuova Politica Regionale (Npr) avviata a fine anni ’90 bensì «dagli effetti delle politiche generali con rilevanti effetti regionali». L’arretratezza del Sud è quindi lo specchio del fallimento di quindici anni di politica economica nazionale.

I dati di Bankitalia Il livello dei prezzi è inferiore nel mezzogiorno rispetto alle restanti aree territoriali italiane di circa il 16%-17%. Tale divario è spiegato per oltre due terzi dal diverso livello delle spese per l’abitazione, che includono i fitti figurativi imputati. Includendo i soli fitti effettivi, il differenziale territoriale si riduce al 10%. Secondo uno studio della Banca d’Italia dal titolo "le differenze nel livello dei prezzi al consumo tra Nord e Sud", seppure con ordini di grandezza inferiori, divari significativi si riscontrano anche all’interno delle macroaree, segnalando per alcune categorie di beni e servizi la potenziale rilevanza di fattori regionali o anche provinciali nella determinazione del livello dei prezzi.

I beni di prima necessità Se si assume che i prezzi dei prodotti alimentari, dell’abbigliamento e dell’arredamento - ai quali è attribuibile circa un terzo della spesa per consumi delle famiglie - siano i soli a presentare differenze nel territorio, il costo della vita nel mezzogiorno risulta inferiore di circa il 3% rispetto al centro nord. Il costo degli affitti (effettivi e figurativi) nel Mezzogiorno è pari a circa il 60% di quello del centro nord, a parità di caratteristiche qualitative degli immobili, come misurate nell’indagine sui bilanci delle famiglie condotta dalla banca d’italia.

Attribuendo agli affitti il peso relativo alle spese per abitazione che risulta dall’indagine sui consumi delle famiglie effettuata dall’Istat e assumendo che i prezzi dei beni e servizi diversi dagli affitti e dai prodotti alimentari, dell’abbigliamento e dell’arredamento non presentino differenze territoriali si perviene a un indice complessivo del costo della vita che per le regioni del mezzogiorno è inferiore del 15% rispetto a quelle del centro nord. In altri termini, i divari osservati nei prezzi di un insieme di prodotti che rappresentano poco meno del 60% della spesa delle famiglie implicano un divario di costo della vita di circa il 15% tra nord e sud.

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