Benazir Bhutto rientra in patria dopo otto anni di esilio volontario

Dopo otto anni di esilio volontario è arrivato il giorno del ritorno in patria per l’ex primo ministro pachistano. Un rientro molto diverso da quello trionfale del 1986, quando la Bhutto tornò dall’esilio per sfidare il generale dittatore Zia ul Haq che aveva impiccato suo padre Zalfiqar

Benazir Bhutto rientra in patria dopo otto anni di esilio volontario

Islamabad - Grande bagno di folla per il rientro di Benazir Bhutto nel suo Paese. L'ex premier pachistana era visibilmente emozionata quando è scesa dall’aereo che, insieme al marito Asif Ali Zardari e alle due figlie, l’ha riportata in patria da Dubai, dopo otto anni di esilio volontario. La Bhutto ha voluto subito mescolarsi ai sostenitori che, fin dall’alba, avevano gremito le strade della città portuale per darle il bentornata e acclamarla, malgrado il pericolo degli attentati suicidi minacciati da al-Qaeda e dei Talebani afghani, e a dispetto della soffocante sorveglianza montata da oltre ventimila agenti delle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa. I seguaci di Benazir in attesa erano però quasi dieci volte tanti: oltre 250.000, secondo la stessa polizia, addirittura più di un milione a detta di Taj Haiderun, uno dei portavoce del Partito Popolare del Pakistan guidato dalla stessa Bhutto; ambedue le fonti sono state peraltro concordi nell’aggiungere che nel frattempo ulteriore gente si stava riversando in piazza.

"Ho sognato questo giorno" "Sono grata ad Allah, perché sono felice di trovarmi di nuovo nel mio Paese", sono state le prime parole pronuciate all’arrivo, tra i singhiozzi, dall’ex primo ministro. "Quanto ho sognato questo giorno!", ha poi esclamato. Appena un abbozzo di sorriso, gli occhi lucidi, velo bianco a coprirle il capo alla maniera musulmana, indosso un "shalwar kameez" verde, completo tradizionale formato da tunica e pantaloni morbidi, l’ex esiliata ha quindi intrapreso una vera e propria processione per tutta Karachi, sfilando dall’aeroporto fino a raggiungere il centro urbano.

Patto di riconciliazione con Musharraf Sembrava quasi che il vero capo dello Stato fosse lei e non il generale Pervez Musharraf, suo arci-nemico di sempre ma con il quale pochi giorni fa aveva stretto un patto di riconciliazione, preludio a una spartizione dei poteri probabilmente più imminente di quanto non appaia, e grazie al quale le è stato possibile il rientro. Bhutto è salita sulla sommità di un autocarro appositamente modificato, protetta da una schermatura di cristalli blindati anti-proiettile, e si è messa in marcia verso il cuore della capitale economica pachistana, procedendo tra una folla strabocchvole mentre il veicolo si apriva a fatica un varco.

Visita al mausoleo dove riposa il padre Destinazione della caotica parata, vigilata a vista dai servizi di sicurezza, il mausoleo dove riposano le spoglie mortali del padre di Benazir, Zulfiqar Ali Bhutto, già presidente della Repubblica e a sua volta primo ministro, tra i padri fondatori del Pakistan dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna e il distacco dall’India. Fu fatto giustiziare nel ’79 dall’allora dittatore, il generale Muhammad Zia-ul-Haq.

Accusata di corruzione, aveva lasciato il Pakistan L’ex premier aveva lasciato il Pakistan nel 1999 perché accusata di corruzione.

Dopo essere stata a capo del governo dal 1988 al 1990 e dal 1993 al 1996, la Bhutto spera di vincere le elezioni parlamentari del prossimo gennaio e di ottenere un terzo incarico in accordo con il presidente Musharraf, per ripristinare la democrazia nel Paese. 

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