Politica

Berlusconi precetta già i parlamentari azzurri

Il premier vuole proporre Bonaiuti come presidente della Vigilanza Rai

Fabrizio de Feo

da Roma

Sabato lo shopping a Porto Cervo, ieri mattina una passeggiata attraverso le viuzze e le piazzette della stessa celebre località della Costa Smeralda. Poi in serata un vertice a Villa Certosa con Guido Crosetto e alcuni esponenti di Forza Italia per fare il punto sull’attuale situazione politica e sulle mosse da compiere nei prossimi giorni, anche in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
È trascorso così il weekend di Silvio Berlusconi in Sardegna. Un weekend, tutto sommato, di relax prima degli importanti appuntamenti romani, in primis il battesimo delle nuove Camere fissato per venerdì 28. Un weekend che, secondo indiscrezioni, potrebbe prolungarsi ancora per alcuni giorni. Il premier, infatti, è stato invitato da Tom Barrack, manager americano di origine libanese e proprietario di larga parte della Costa Smeralda, ad assistere al primo torneo internazionale di polo che si tiene in Sardegna e precisamente nel centro ippico Shergan di San Pantaleo. L’occasione è ghiotta anche perché si parla dell’imminente arrivo nella costa gallurese del principe Carlo d’Inghilterra e della sua consorte Camilla. E non è escluso che i reali inglesi possano essere invitati anche a Villa Certosa, dove negli anni scorsi furono ospitati anche George Bush, Vladimir Putin, Tony Blair e José Maria Aznar.
Il riposo del premier, naturalmente, è costellato di conversazioni politiche e consultazioni con gli alleati. La convocazione delle Camere è dietro l’angolo e Berlusconi ci tiene a serrare le fila dei gruppi parlamentari della maggioranza per prepararsi a un’opposizione puntuale, rigorosa e senza sconti. Già nel 2001 deputati e senatori di Forza Italia firmarono un impegno che li vincolava a essere presenti dal lunedì pomeriggio al venerdì mattina a Roma per i lavori parlamentari. Nonostante gli azzurri si siano dimostrati tra i più assidui frequentatori di Montecitorio e Palazzo Madama, questo «patto» è stato comunque più volte violato. C’è quindi la volontà di reiterare questo impegno e affidare ai «mastini d’aula» poteri di sanzione rigorosi nei confronti degli assenti, anche perché questa volta le giustificazioni dovute agli impegni governativi non saranno più all’ordine del giorno. Inoltre visto che l’Unione intende concentrare le votazioni in due mezze giornate per facilitare il compito alla propria risicata maggioranza, il rigore sull’altro fronte, quello dell’opposizione, sarà ancora più obbligatorio.
Berlusconi, proprio per motivare ancora di più i suoi, starebbe pensando di ritagliarsi anche un ruolo parlamentare. Qualcuno ipotizza un colpo di scena, ovvero che il Cavaliere possa spiazzare tutti e decidere di fare il capogruppo di Forza Italia alla Camera. Ma il premier starebbe pensando ad altro: a diventare una sorta di «speaker» dell’opposizione, anche nella prospettiva del partito unico. Naturalmente Berlusconi dovrà confrontarsi con gli alleati, visto che questo incarico potrebbe significare per loro un deficit di visibilità. Ma il centrodestra in questo modo lancerebbe un segnale di compattezza e dimostrerebbe di essere pronto ad incalzare l’Unione attraverso i suoi massimi leader.
La Casa delle libertà dovrà anche presentare un proprio candidato alla presidenza della commissione di Vigilanza Rai che, per consuetudine, spetta all’opposizione. Il nome di Paolo Bonaiuti, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, sarebbe quello più gettonato e gradito al premier. Particolare rilievo, alla luce delle contestazioni che hanno segnato lo spoglio dei risultati, assume anche la nomina del presidente della Giunta delle elezioni.
Sullo sfondo fa discutere una battuta pronunciata sabato dal premier in un colloquio con alcuni suoi amici e riportata da alcuni quotidiani. A chi gli chiede se quella maggioranza risicata, litigiosa, divisa su tutto e pronta a scontrarsi frontalmente sulle poltrone sia destinata a cadere in tempi brevi, il premier risponde facendo professione di realismo e scaramanzia. «Dureranno, dureranno, forse anche cinque anni. Il potere unisce e non divide. Ed è il potere che li tiene uniti». Parole che appaiono come la fotografia fedele di un timore che, al di là delle schermaglie politiche, è diffuso nella Casa delle libertà: quello di un esecutivo e una maggioranza di centrosinistra capaci di sopravvivere all’eterogeneità interna, trasformandosi in puro apparato di gestione del potere. Una tesi ribadita ieri anche dallo stesso Paolo Bonaiuti. «È solo una questione di potere che tiene unita, per il momento, la sinistra. Questo ha detto Berlusconi, ma Prodi non si illuda, perché anche se dovesse riuscire a mettere insieme un governo, si tratterà soltanto di una parentesi.

Basta vedere quel che è successo tra Ds e Rifondazione comunista per la presidenza della Camera».

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