La bici scrive alla città

Paolo Tagliacarne

Cara città,
percorro in lungo e in largo le tue strade di giorno e di notte. Le mie ruote, spinte a volte con energia, altre con pacata rilassatezza da chi pedala prendendosi cura di me, conoscono asfalto, pavé, tombini, stradoni, stradine, scorciatoie, buche, curve, rettilinei, eccetera. Dal fanale scorgo vetrine, tanta gente, enormi scatoloni vetrati e arancioni e una infinità di scatolette colorate, tutte con quattro ruote. Scatolette che vanno, vengono, si fermano, fumano, fanno rumore e un po' di cattivo odore.
Chi pedala e mi guida, in genere è tranquillo, rilassato, fischiettante, agile, atletico, attento, educato e rispettoso. Ogni tanto mi lascia in cortile, ogni tanto legata ad un palo con una catena grossa e pesante da portarsi dietro, ma non sopporterei l'idea di essere rubata. Sono ormai affezionata a questa persona che porto in giro a destra e a sinistra per le tue strade. Devo dire che è molto attenta, non sale sui marciapiedi, conosce un sacco di stradine e passaggi da bicicletta, è un ciclista esperto e sicuramente fatica a portare il peso di questa catenona, ma questo vuol dire che mi vuole bene e anche a lui spiacerebbe non trovarmi più al palo dove mi ha lasciata.
Non deve essere facile la vita per lui, in fondo io non ho un motore, lui deve faticare per arrivare dove vuole e ogni tanto percorre anche lunghi tragitti. Però è felice, tranquillo e gli piace molto sgusciare tra tutte quelle scatolette colorate e ferme. Ferme dappertutto. Noi invece, andiamo avanti quasi sempre, ogni tanto più velocemente, ogni tanto più lentamente, ma non ci fermiamo quasi mai, tranne a quegli strani alberi con tre occhi verticali. Occhio rosso stop, occhio verde si riparte. Quante cose strane e diverse ci sono sulle tue strade. Fino a pochi anni fa non era così. Mia nonna, una bicicletta tutta nera molto legata alle tradizioni, mi raccontava, quando ero ancora un triciclo, che una volta non era così. In giro per le tue strade c'erano molte più biciclette, più silenzio e anche i rumori erano diversi, poi che cosa ti è successo?
Ho anche una cugina bellissima sai, che sta in campagna, è proprio un tipo "da corsa". Quando ci vediamo mi racconta che per lei è tutto diverso. Lei non è mai legata a nessun palo, quando non va in giro, in genere è appesa a un bel gancio. Spesso fa dei lunghi tragitti tra i campi, lunghe salite e ripide discese, difficilmente da sola. Altra vita rispetto a quella di noi bici da città. Ma io non posso certo lamentarmi, solo una cosa mi spiace: ho pochi amici. Vedo altre biciclette, ma poche rispetto al gran traffico che c'è e di cui tutti si lamentano. Certo io posso portare in giro una sola persona alla volta, anche se ogni tanto mi ritrovo un bambino sulla canna o sul portapacchi. Ma vedo che anche nelle scatolette colorate tutti sono in genere da soli. Come mai?
La cosa più bella che mi capita è, una volta all'anno, quel grande ritrovo che c'è per tutte noi. Li siamo proprio in tante, vicine, eleganti e silenziose. Si sentono le chiacchiere e il vociare di tantissimi bambini.

E' importante educare i bambini ad usare la bici, sennò da grandi come possono fare senza di noi? In quel giorno anche tu, mia cara città, non sei più la solita, ma ti trasformi in una città che pedala con tantissimi amici di bici. E anche per te, come per noi, è una bella boccata di ossigeno. Adesso scusami, devo lasciarti, la strada mi chiama. A presto.

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