Cronaca locale

Bigliettai, quel lavoro che non esiste più

Prima delle obliteratrici c’erano loro, i bigliettai. Che vendevano biglietti a bordo dei mezzi pubblici e che, tra l’altro, svolgevano attività di controllo su bus e tram. Solo uomini. Mentre dal 1940 alla fine della guerra, causa carenza di personale chiamato alle armi, l’azienda tramviaria milanese assunse personale femminile per «l’esercizio di bigliettaio». La paga era di 20 lire lorde al giorno e, secondo la deliberazione dell’azienda, la loro divisa «consiste in uno spolverino di tessuto "griselle" di cotone ed in un berretto a forma di bustina tipo "donna fascista" dello stesso tessuto». L’esperienza delle bigliettaie straordinarie si concluse con la primavera del 1948, mentre per l’esposizione internazionale «Italia 1961» nella ovvia previsione di un elevato numero di visitatori stranieri si pensò all’opportunità di poter disporre di bigliettai in grado di rispondere ad eventuali richieste di informazioni in lingua straniera.

E, ricordano in Atm, anche in quell’occasione furono assunte «in via straordinaria» e pochi mesi delle donne bigliettaio.

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