Quando sentiamo di aver perso l’orientamento, di aver perso la bussola, è prezioso rileggere don Gianni e capire per cosa sia giusto lottare e in nome di che cosa. Certamente la lettura degli scritti di Baget Bozzo, la frequentazione assidua con il sacerdote, sono stati fra gli elementi che hanno più influenzato Forza Italia, il progetto politico nato nel 1994, che oggi continua nel Popolo della Libertà.
Conversando in quel periodo più spesso con don Gianni di tanti argomenti, della grande politica nazionale e internazionale, ma anche dell’organizzazione del partito, fino alle scelte di politica locale, di Genova e della Liguria, la prima cosa che mi colpiva ogni volta era la grande, sorprendente lucidità di analisi. E proprio da quelle conversazioni, da quei ragionamenti, emergeva la coerenza di uno dei personaggi più scomodi della vita pubblica italiana recente.
Era la coerenza di un uomo davvero libero e quindi non prigioniero di categorie ideologiche, di schematismi banali. Seppe interpretare la modernità, la laicità della politica, una visione etica talvolta addirittura discutibile per un cattolico, e nello stesso tempo rimpianse sempre la Chiesa pre conciliare, con il suo rigore dottrinale e liturgico. L’umanesimo di San Tommaso era l’umanesimo di don Gianni, e quindi per lui la questione della libertà era una bussola fondamentale. Libertà che per Baget Bozzo significava laicità della politica, dotata di suoi mezzi autonomi per difendere quell’idea di uomo che si completa tuttavia solo nel rapporto con il divino. Per questo non esitò a compiere anche scelte difficili, e per lui dolorose sul piano personale, per esempio la rottura con il maestro, il cardinale Siri, o la sospensione a divinis, in seguito alla scelta di candidarsi con il Partito socialista di Bettino Craxi. Per questo, poté essere amico e collaboratore di figure agli antipodi fra loro, nella storia della Chiesa e del mondo cattolico, come il cardinale Ottaviani da una parte, Dossetti e La Pira dall’altra. Per questo, ancora, fu uno dei primi ad intuire che l’unità politica dei cattolici, rappresentata dalla Democrazia cristiana, non era più funzionale a difendere la centralità dell’uomo.
Per questo, infine, fu un irriducibile avversario, in ogni momento, del totalitarismo comunista, negatore della dignità e della libertà dell’uomo, e negli ultimi anni fu uno dei critici più intransigenti dell’Islam oscurantista e integralista che vedeva come pericolo serissimo per l’Occidente cristiano, contro il quale occorreva lottare strenuamente. Tutti temi controversi, tutte scelte difficili, che dividono.
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