Chi l’avrebbe mai detto? Nome più profetico non si sarebbe potuto trovare: «Rissa in galleria». Sì proprio la dotta citazione del celebre quadro di Boccioni scelta dal Comune per intitolare la performance che apre la mostra sul Futurismo. Il nome è davvero diventato realtà: lo spettacolo si è trasformato in una rissa vera a propria. Ore 14 di ieri, galleria Vittorio Emanuele, sta andando in scena la performance futurista ideata dall’assessore alla Cultura del Comune, Massimiliano Finazzer Flory, per la regia di Ariella Vidach: trentatre ballerini mimano il celeberrimo quadro di Umberto Boccioni. Dopo una manciata di minuti arrivano due vigilesse a interrompere l’evento. Chiedono autorizzazioni e permessi. Gli agenti sono stati allertati dai passanti che si lamentano per l’intralcio dovuto al balletto e dai negozianti che protestano per il volume troppo alto della musica.
Ma il peggio deve ancora arrivare: le vigilesse chiedono i documenti all’assessore, alla regista e alla coreografa con l’intenzione di multarli. E qui Finazzer Flory monta su tutte le furie. Esibendosi in una performance degna del suo iracondo predecessore, Vittorio Sgarbi. «Diamo libertà a questa città con l’arte e con gli artisti» ha urlato. Scroscio di applausi dei presenti. «Coraggio e spirito autenticamente futurista» ha commentato Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione cultura della Camera.
«Siamo alla follia, un pezzo del comune chiede le autorizzazioni a noi che abbiamo organizzato l’evento. I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci. É una città che va avanti a multe, invece che pensare alla bellezza e alla cultura. I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci».
Inutile dire che gli uffici dell’assessorato avevano tutti in documenti in regola: permesso di occupazione di suolo pubblico, a quello per lo spettacolo, fino alla deroga, chiesta previdentemente, per i decibel. «Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell’arte, sarà difficile cambiare questo paese. Intanto noi oggi andiamo avanti, faremo come da programma la performance ancora alle 15, alle 16 e alle 17» ribatte battagliero l’assessore. «Questa logica burocratica e di basso profilo - dichiara la Frassinetti - non si addice a una città come Milano che, non a caso, ha dato i natali al Movimento del futurismo.
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