Bocciardo, grande artista per diletto

Bocciardo, grande artista per diletto

Il lavoro era nelle concerie di famiglia, ove aveva fatto il suo ingresso dopo essersi formato a Venezia e perfezionato all'Accademia Ligustica di Belle Arti a Genova. Sì, all'Accademia: benché destinato a diventare direttore amministrativo dell'industria paterna, Emilio Bocciardo (1869-1939) aveva la passione per l'arte nel suo dna. Passione che non avrebbe mai abbandonato, ma anzi coltivato per tutta la vita, in ogni momento libero. Un artista «per diletto» quindi, ma all'antica, in quel senso pieno e positivo del termine oggi smarrito, come spiega Luciano Caprile, curatore di una mostra che restituisce il valore della ricerca di Bocciardo. Artista apprezzato, espone volentieri le proprie opere alla Promotrice e alla galleria di Palazzo Rosso ma rifiuta per tutta la vita di farne oggetto di commercio, da cui in parte deriva la mancanza di una sua più approfondita conoscenza. A colmare questa lacuna la retrospettiva a lui dedicata che apre i battenti il 14 febbraio all'Accademia Ligustica di Belle Arti (Largo Pertini 4, Genova: da martedì a venerdì ore 14.30-18.30, ingresso libero; fino al 16 marzo) dove nel '36, tra l'altro, Bocciardo fu nominato Accademico di Merito nella categoria pittura. L'antologica, promossa dalla sempre attenta Fondazione Edoardo Garrone, gode, e a ragione, di tutto il fascino della riscoperta di un pittore genovese, e tra i più sensibili. La mostra corre attraverso una cinquantina di opere, tutte sottese da un intimo legame con gli umori di una Liguria amata, certo, ma anche indagata e sublimata in uno sguardo empatico e attento. Bocciardo rintraccia con pazienza senso, bellezza ed equilibrio del mondo attraverso la pittura. Dove quel mondo è a portata di sguardo ma ancor più di sentimento: Genova osservata dalle finestre in piazza Manin, la natura di Niasca nella baia di Paraggi e di Torre Pellice, vicino Pinerolo, ove erano le ville di famiglia, con incursioni tra il golfo, le calette, Portofino, ma anche in un giardino di Marassi e «fuori porta» a Zurigo. Dalle prime prove targate 1905 ai dipinti degli anni Venti fino all'incompiuto «San Fruttuoso» del '39, anno della scomparsa, l'incanto di visioni che dicono la meraviglia della natura incastonandola in composizioni strutturate o giocate su inedite strategie visuali come in «Autunno a Genova da casa», dove al panorama che si offre dalla finestra fa contrappunto lo stesso ma sospeso nei riflessi di un vaso di vetro sistemato ad hoc sul davanzale.

Il dato fenomenico può e deve essere trasceso a favore di un ordine più alto, lirico, che Bocciardo accarezza anche interiorizzando la lezione di Rubaldo Merello e ancor più di Domenico Guerello, con cui il nostro spesso dipingeva. In sintesi: una bella mostra che permette di aggiungere un importante brano a quell'orizzonte che è la nostra cultura, fieramente ligustica.

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