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Bombassei: «Bisogna lavorare di più»
Un tavolo con governo e sindacati per riscrivere gli accordi del 93: «Hanno fatto il loro tempo»
Un tavolo con governo e sindacati per riscrivere gli accordi del 93: «Hanno fatto il loro tempo»
da Roma
«LItalia continua a perdere competitività. Andiamo sempre peggio. Allora cè bisogno di mettersi intorno a un tavolo con governo e sindacati per riscrivere gli accordi del 93 e aumentare la flessibilità e lorario lavoro». Il vicepresidente di Confindustria (con delega per le relazioni industriali), Alberto Bombassei, non ha dubbi: «Nelle classifiche internazionali di competitività lItalia continua a scivolare indietro». In quella elaborata dallInternational institute for management la posizione competitiva del nostro Paese risulta, in questi ultimi anni, sempre in calo. LItalia è nel 2005 al cinquatatreesimo posto su 60 Paesi oggetto dellindagine contro il quarantunesimo nel 2003.
«La produttività italiana, poi, continua a segnare il passo rispetto ai principali partner europei - spiega Bombassei -. Tra il 2000 e il 2004, la dinamica registrata nel settore manifatturiero è stata complessivamente negativa, a fronte di incrementi superiori al 7% in tutti i principali Paesi dellarea euro.
«In più la dinamica stagnante della produttività industriale italiana si è riflessa in una forte accelerazione del costo del lavoro per unità di prodotto, a differenza di Paesi come la Francia e la Germania in cui il Clup è riuscito a diminuire negli ultimi anni». In più fra le maggiori economie europee lItalia è la sola ad aver registrato a partire dal 1998 un miglioramento e una successiva stabilità nei livelli occupazionali nel settore industriale.
«La crisi di competitività che stanno attraversando le nostre imprese è chiara a tutti - dice Bombassei -, la diversità è come affrontarla. Il governo ha mostrato poca attenzione, anche se alcune cose buone le ha fatte, come la legge Biagi, ma anche la riforma della scuola». La riforma del trattamento di fine rapporto - ha poi affermato Bombassei - fa fatica a passare «perché qualcuno si mette di traverso». Bombassei ha rilevato come nessuno era mai riuscito a portare via il Tfr alle imprese, una cifra che oscilla tra i 12-14 miliardi lanno.
«Confindustria ha deciso responsabilmente di partecipare nellinteresse del Paese, ma cè qualcuno che cerca di mettersi di traverso. Se però prevale linteresse delle minoranze sul resto del Paese, allora qualcosa non va», ha commentato Bombassei, riferendosi alla posizione delle compagnie di assicurazione. Infine, riguardo al contratto dei metalmeccanici, il vicepresidente di Confindustria si è detto ottimista: «penso che la trattativa si possa chiudere entro fine anno».
«LItalia continua a perdere competitività. Andiamo sempre peggio. Allora cè bisogno di mettersi intorno a un tavolo con governo e sindacati per riscrivere gli accordi del 93 e aumentare la flessibilità e lorario lavoro». Il vicepresidente di Confindustria (con delega per le relazioni industriali), Alberto Bombassei, non ha dubbi: «Nelle classifiche internazionali di competitività lItalia continua a scivolare indietro». In quella elaborata dallInternational institute for management la posizione competitiva del nostro Paese risulta, in questi ultimi anni, sempre in calo. LItalia è nel 2005 al cinquatatreesimo posto su 60 Paesi oggetto dellindagine contro il quarantunesimo nel 2003.
«La produttività italiana, poi, continua a segnare il passo rispetto ai principali partner europei - spiega Bombassei -. Tra il 2000 e il 2004, la dinamica registrata nel settore manifatturiero è stata complessivamente negativa, a fronte di incrementi superiori al 7% in tutti i principali Paesi dellarea euro.
«In più la dinamica stagnante della produttività industriale italiana si è riflessa in una forte accelerazione del costo del lavoro per unità di prodotto, a differenza di Paesi come la Francia e la Germania in cui il Clup è riuscito a diminuire negli ultimi anni». In più fra le maggiori economie europee lItalia è la sola ad aver registrato a partire dal 1998 un miglioramento e una successiva stabilità nei livelli occupazionali nel settore industriale.
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