Bondi La lettera sulla sinistra antidemocratica censurata da «Repubblica»

ARROGANZA L’opposizione vuol rovesciare la volontà popolare con l’aiuto di alcuni poteri dello Stato

Egregio Direttore,
nessuno meglio di Nadia Urbinati aveva finora giustificato da un punto di vista culturale la tesi prevalente nella sinistra italiana cioè che la sovranità non è il governo: più chiaramente che la «differenza tra sovranità e maggioranza eletta che governa per un tempo limitato non è numerica, ma di forma e di sostanza».
Anche Walter Veltroni qualche tempo fa aveva cercato di spiegare da par suo l’esistenza in Italia di una maggioranza «civile» che non coinciderebbe con la maggioranza legittimata democraticamente a governare il nostro Paese.
L’opposizione purtroppo in Italia per ragioni essenzialmente storico-culturali non vuole e non può comprendere il consenso a Berlusconi come l’adesione consapevole della maggioranza dei cittadini a un progetto politico. La sinistra ha rinunciato da tempo, attraverso lo strumento della cultura politica, a comprendere la realtà e le aspettative degli italiani, e preferisce seguire la via più facile nell’immediato, ma fallimentare sul piano della prospettive future, di interpretare il consenso a Berlusconi come il frutto della corruzione dell’opinione pubblica, bombardata dalle famigerate televisioni commerciali e ora privata addirittura della libertà di stampa.
Questa è in sostanza la tesi sposata dal quotidiano che Ella dirige e fatta propria ormai da tutto l’arco dell’opposizione, con l’avanguardia combattente e insultante di Di Pietro.
Nadia Urbinati offre, dal suo scranno di raffinata intellettuale di sinistra, un’ulteriore sofisticata giustificazione teorica alla convinzione secondo cui la sovranità non ha nulla a che fare con «la massa che un leader pensa di catturare, tenere o imbonire».
E non è un caso che la Urbinati si riallacci a Giuseppe Dossetti, il cui pensiero fin dai lavori dell’assemblea costituente si ispirò all’antifascismo come fondamento della Costituzione, affermandone la sostanziale intangibilità.
Don Gianni Baget Bozzo ha ricordato con partecipazione la figura religiosa e politica di Dossetti, spiegando con chiarezza la saldatura sul piano etico che avviene alla fine degli anni Settanta fra una parte dei cattolici e dei comunisti, un’intesa che porterà alla distruzione dei partiti democratici e all’alleanza tra Costituzione e potere giudiziario come fondamento della legittimità politica.
«Nel momento in cui la democrazia - scrive don Gianni Baget Bozzo - si separava dall’antifascismo con il voto berlusconiano, l’unica politica era quella della Costituzione e dell’antifascismo, anche contro la democrazia». Si formalizzava dunque il contrasto tra Costituzione e democrazia, così come sostiene Nadia Urbinati nel suo articolo.
La storia di questi ultimi giorni e di tutti questi ultimi drammatici anni della nostra storia si legge come la volontà da parte della sinistra di disconoscere la volontà popolare, e di conseguenza la legittimità del potere democratico, considerato che questa volontà democratica sarebbe inficiata all’origini da una tara morale e da una contrapposizione giuridica.
La questione fondamentale perciò che ormai si pone è quella riguardante la legittimità del potere, cioè il potere che in una sana democrazia i cittadini affidano ai propri rappresentanti nelle istituzioni e nei partiti.
Questo corto circuito, questo vero e proprio blocco tra la volontà espressa democraticamente dal corpo elettorale e le crescenti difficoltà del sistema di rappresentanza di agire in coerenza con il mandato ricevuto dal popolo sovrano, è un problema tanto più grave nel nostro Paese vista la mancanza di un corretto equilibrio tra i poteri dello Stato.
L’Italia è l’unico Paese in Europa nel quale alcuni poteri dello Stato agiscono, come nel caso di settori politicizzati della magistratura, in un’ottica di contrapposizione al potere democratico, per neutralizzarne le decisioni o addirittura per sovvertirne le responsabilità.


È singolare, o meglio è un’altra conferma della crisi della sinistra, che essa non si ponga un interrogativo così importante proprio per il rafforzamento del potere democratico in un’epoca di globalizzazione.
Cordiali saluti
*Coordinatore nazionale del Pdl
ministro della Cultura

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