Bonino: «No a sterili e perdenti Aventini»

Com’era ampiamente prevedibile, il centrosinistra ha reagito in maniera spropositata all’emanazione del decreto interpretativo della legge elettorale che potrebbe risolvere la situazione del Lazio e della Lombardia. Prima che il provvedimento fosse controfirmato, erano state annunciate mobilitazioni e proteste, ma ora, con la pubblicazione del decreto, le polemiche hanno toccato vette inimmaginabili. C’è addirittura chi invoca l’invio in Italia degli osservatori dell’Ocse, chi grida al colpo di Stato, chi parla di dittatura. Eppure, tutto sommato, se qualche effetto produrrà, il tanto contestato provvedimento, sarà solo quello di estendere il diritto di voto - dipenderà dalla giustizia amministrativa - a una parte consistente dell’elettorato che ne sarebbe stata privata per motivi di rigido rispetto del formalismo burocratico. Quali siano i reali pericoli per la democrazia, oggettivamente si capisce poco.
La candidata del centrosinistra Emma Bonino ha parlato di «“decreto lista” incredibile e chiaramente incostituzionale». «Venerdì scorso - ha aggiunto - abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio non solo per rappresentargli la situazione complessiva ma per presentare una proposta erga omnes che fosse accettabile e che riguardasse l’intero territorio nazionale, ma niente». Per la Bonino viene da chiedersi «se quando qualcuno vincerà o perderà, ci saranno anche lì decreti interpretativi? La situazione ha preso una piega impensabile».
Comunque, ha annunciato ai sostenitori del centrosinistra riuniti al Pantheon, «non realizzeremo sterili e perdenti Aventini». Rivolgendosi alla folla con l’appellativo «compagni e compagne, amici e amiche», la Bonino ha chiesto: «È questo il Paese che vogliamo? Dobbiamo essere forti e non fare come se nulla fosse accaduto. So che sarò derisa e in parte vilipesa o mal compresa. Mi si dirà non è il momento, ma se non ora quando? Quando poter dire che dobbiamo vivere in un paese civile e democratico in cui nessuno cambi le regole per convenienza?». Dal canto suo il vicepresidente della giunta Regionale Esterino Montino, partecipando alla protesta di ieri davanti al Pantheon, in piazza della Rotonda, ha annunciato che il Lazio solleverà davanti alla Corte costituzionale un conflitto di competenza con il governo per il decreto salva-liste, che lederebbe le attribuzioni della Regione. Il presidente dei verdi Angelo Bonelli, fresco reduce da uno sciopero della fame, si è dichiarato «prigioniero politico. Se questa è la legge italiana - ha detto - non la riconosco. Vado ad autodenunciarmi a una caserma dei carabinieri perché con il decreto approvato ieri notte è stata istituzionalizzata per legge l’illegalità. In Italia non c’è più il voto democratico - ha concluso - chiediamo all’Ocse di inviare i propri osservatori». Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione Lazio, domani si costituirà davanti al Tar con un proprio controricorso in quanto persona direttamente interessata alla vicenda, in qualità di candidato nelle liste di Sinistra Ecologia Libertà per Vendola. Lo stesso assessore ha spiegato che l’atto «mira a chiedere il rigetto del ricorso del Pdl essendo evidente la tardività del deposito della lista che nessuna interpretazione autentica costituzionalmente orientata può consentire».

Nieri, che sarà assistito dall’avvocato Salerni, chiederà, eventualmente, di trasmettere gli atti alla Corte costituzionale per far dichiarare incostituzionale il decreto legge emanato. «La Regione Lazio - chiede l’europarlamentare del Pd Guido Milana - ricorra alla Corte costituzionale e chieda la sospensione immediata del provvedimento per incostituzionalità».

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