Borriello tradisce Mexes si fa cacciare Roma al capolinea

Serviva la partita perfetta per scalare la difficile montagna ucraina. Invece gli errori non sono mancati e a Donetsk si consuma la prima dolorosa caduta dell’era Montella. Con uno strascico di nervosismo di alcuni giallorossi, difetto cronico di un gruppo che spesso si lascia andare ad atteggiamenti poco sportivi, magari di fronte a provocazioni.
Stavolta non c’è un vero e proprio black-out della Roma come all’Olimpico (a spegnersi per tre minuti sono solo alcuni riflettori della Donbass Arena), ma un corto circuito, dopo un inizio di partita confortante e generoso, che costa carissimo. La sequenza di episodi sfortunati - e gratuiti, come un pugno da frustrazione di De Rossi a Srna, reo di averlo ubriacato a suon di finte (il capitano ucraino sarà addirittura ammonito da Webb) - del primo tempo incanalano il match su un binario favorevole allo Shakhtar Donetsk. La Roma è fuori dall’Europa e può solo rammaricarsi con se stessa, la squadra di Lucescu - che bissa il successo dell’andata in maniera cinica - entra fra le prime otto della Champions, confermando che il successo del 2009 nell’ultima Coppa Uefa non era un fatto isolato ed eccezionale.
Riavvolgendo il nastro della prima frazione, le immagini che restano sono tante e tutte negative per i giallorossi: l’ennesima indecisione della difesa (con il flebile tocco di tacco del ceco Hübschman - forse in fuorigioco - sul cross di Willian) che è sinonimo del 57° gol incassato in stagione; il rigore procurato e poi fallito da Borriello, preferito a sorpresa a Totti - soprattutto per gli elogi vicendevoli della vigilia tra i due ex compagni - nell’undici titolare (l’attaccante campano rischierà molto nel secondo tempo per un intervento deciso sul solito Srna); il doppio giallo rimediato da Mexes per due interventi ostruzionistici su Luiz Adriano; il gestaccio di De Rossi rimasto impunito, ancor più grave se si considera che il centrocampista aveva rischiato di saltare la partita di Donetsk per un altro episodio - contrasto mai ben chiarito con Chygrynskiy - segnalato dallo Shakhtar con la richiesta di prova tv, ma «bocciato» dalla commissione disciplinare dell’Uefa.
Facile tornare con la mente al raptus di Kaiserslautern nell’avventura mondiale del 2006, quando Capitan Futuro colpì con una gomitata lo statunitense McBride. Purtroppo uno dei pilastri della nostra Nazionale si macchia ancora di un gesto poco onorevole. Che stavolta, probabilmente, non gli risparmierà una pesante sanzione del massimo organismo europeo. Il colpo da biliardo di Willian e il tocco sotto porta di Eduardo (aiutato dallo svarione di Rosi) legittimano nella ripresa il successo degli ucraini, che in casa proseguono il cammino trionfale che dura ormai da 866 giorni e che saranno una brutta gatta da pelare per chiunque nella fase finale della Champions. Ma in casa giallorossa c’è chi potrà ricordare in positivo - si fa per dire - la serata di Donetsk: è il baby Gianluca Caprari, Primavera classe ’92, al quale Montella concede un insperato debutto.
L’uscita prematura dall’Europa d’élite, che ora andrà ritrovata in campionato (un’altra impresa difficile) costa almeno 6 milioni di euro alla Roma, non certo bruscolini in questi tempi di deficit del bilancio in attesa dell’arrivo degli americani.

Una perdita economica «tamponata» con il tardivo - Unicredit lo avrebbe voluto già a gennaio - divorzio consensuale da Adriano, la scommessa estiva di Rosella Sensi fallita miseramente ancora prima dei nove mesi di permanenza dell’Imperatore in giallorosso (8 presenze, 350 minuti giocati e nessun gol). La Roma, con i due anni e mezzo di contratto cancellati, risparmierà 12 milioni di euro ma dovrà a lungo riflettere su uno dei tanti errori commessi in questa stagione.

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