da Roma
Fazio? «Ormai non cè più», dice Umberto Bossi, e così anche la Lega scarica il governatore. Fazio non cè ma il problema, aggiunge il Senatur, è che non cè nemmeno una legge sul risparmio. «E quando manca la legge, i giudici si buttano». E Fiorani? «Spero che non abbia fatto le cose che dice la magistratura perché mi sta simpatico - spiega il leader del Carroccio -. Io penso che in Italia ci sia la necessità di una grande banca del nord. Non vedo altrimenti come possano fare le imprese perché senza gli istituti di credito non ci sono le industrie e senza una banca forte non cè sviluppo. E questo discorso ovviamente vale pure per il sud».
Su Roberto Calderoli invece nemmeno una parola. Del resto il ministro delle Riforme, chiamato in causa nellinchiesta Bpi, si difende energicamente anche da solo. Contro di me, dice in uno sfogo colmo di amarezza, solo cattiverie e fango. «Mi accusano perché sono una persona scomoda. Fa parte del mio carattere, del mio modo di essere e quindi mi debbo anche attendere bordate politiche, ma questondata di melma che mi arriva addosso mi amareggia». Insomma, coinvolto perché «simbolo del cambiamento», questa la spiegazione di Calderoli. «Certo, io ho attaccato tutti - racconta -, perfino il presidente della Repubblica quando lo ritenevo giusto, e quindi non mi sono mai illuso di aver coltivato amicizie, ma non pensavo neppure che avrei trovato delle inimicizie così false e strumentali. Poi da ministro ho sicuramente accumulato, agli occhi di qualcuno, altre gravi colpe. Sono stato il mediatore della coalizione e ho fatto da collante perché arrivasse a completare l'intera legislatura, unico caso nella storia della Repubblica. Inoltre ho condotto in porto la riforma della Costituzione. E infine ho lottato perché venisse approvata la riforma elettorale».
Questo basta, insiste il ministro, per finire nel tritacarne. «Chi cerca di cambiare qui da noi commette un peccato gravissimo e chi si sente toccato nel proprio potere certamente cerca di fartela pagare. Quindi però si cerca di sputtanare, attraverso di me, anche la Lega, che non è una cosa ma un ideale». Quanto al merito delle accuse, giura, tutto falso. «Leggo di sedicenti collaboratori di Fiorani che sostengono di prelievi di denaro a me destinati e però mai consegnati per stessa ammissione loro o dei loro superiori. Vedo pubblicato su un quotidiano il cedolino del mio conto corrente presso la Banca Popolare Italiana, il cui estratto ammonta a 689,60 euro e su cui mai è stato utilizzato un euro del fido, che non sapevo neppure di avere, e su cui non è stata fatta alcuna operazione economica».
E adesso? «Sto scrivendo un editoriale per la Padania per spiegare alla mia gente quello che penso - risponde -. La mia amarezza è mitigata da tanti messaggi di amicizia. Ma io non cedo, continuerò a battermi a fianco di Bossi e della Lega».
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