«La Bpi mi pagò coi soldi di un correntista morto»

Milano. Operazioni di Borsa che fruttano milioni di euro, conti cifrati, aumenti di capitale e bonifici sospetti, che in un caso avrebbero coinvolto persino un correntista deceduto. C’è tutto questo e molto altro nella lunga intervista al broker Bruno Bertagnoli che Panorama pubblica nel numero in edicola oggi. L’intermediario che la Procura di Milano indaga per ricettazione e riciclaggio nell’inchiesta su Bpi spiega nel dettaglio le modalità con cui operava su conti cifrati di Giovanni Consorte e chiarisce: «Non dite che sono un cliente privilegiato della Banca popolare italiana. Sono loro ad aver avuto il privilegio di lavorare con me. A Boni e Fiorani ho dato molti consigli e ho fatto fare affari che i loro funzionari di banca arruolati all’oratorio spesso non hanno neanche capito». Così racconta di quando nel ’99 una banca svizzera lo mise in contatto con Boni, direttore finanziario di Bpi, «per costituire un fondo di diritto lussemburghese» e di quando sempre Boni nel 2000 «mi chiese di partecipare all’aumento di capitale di Bipielle a 12 euro. Io feci sottoscrivere a un banchiere monegasco titoli per 3 miliardi di lire e mi fu riconosciuto il 5 per cento, ovvero 77mila euro».

Per scoprire 5 anni dopo in Procura che quei soldi gli erano arrivati dal conto di un correntista Bpi deceduto da cui Boni e Fiorani avevano prelevato arbitrariamente la somma. Una vicenda che a Bertagnoli costa oggi l’accusa di ricettazione.

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