Che cosa sarebbe successo in Italia se all’inizio di questa estate fosse nata una nuova organizzazione terroristica - non importa se di destra o di sinistra - responsabile, in un paio di mesi, di quattordici omicidi? I giornali avrebbero dedicato ogni giorno le prime quattro-cinque pagine a questa nuova emergenza; il governo avrebbe varato leggi speciali; qualcuno avrebbe invocato perfino la pena di morte, e gli italiani avrebbero paura a uscire di casa.
Nulla di tutto questo è accaduto, tranne un piccolo dettaglio: i quattordici morti. Quelli ci sono davvero. Sono le vittime degli incendi dolosi fatti scoppiare qua e là. Da due mesi a questa parte alcuni criminali seminano la morte, diffondono il panico, devastano il territorio.
Come chiamare soggetti del genere? Noi del Giornale ieri, nella titolazione di prima pagina, li abbiamo definiti «i nuovi terroristi». Siamo convinti che il termine sia tanto inusuale (nessuno ha mai chiamato così i piromani) quanto appropriato. In quale altro modo si potrebbe qualificare uno che semina (appunto) il terrore tra chi se ne sta tranquillo nella propria casa o sulla spiaggia delle vacanze? Uno che distrugge e che uccide?
Oggi a quella definizione vorremmo aggiungere qualcosa. E dire che questi nuovi terroristi sono per certi versi peggiori di quelli con i quali eravamo abituati a fare i conti.
Ieri, intervistata dal Corriere della Sera, l’attrice francese Fanny Ardant ha detto che considera Renato Curcio un eroe, e le Brigate Rosse un «fenomeno passionale». È una tesi condivisa da molti, specie da molti intellettuali, e noi del Giornale l’abbiamo sempre contestata e continueremo a contestarla finché avremo fiato. È sbagliato, oltre che pericoloso, dipingere i brigatisti come moderni Robin Hood che in fondo si battevano per un mondo più giusto. In nome dell’Umanità, quei loschi figuri hanno sterminato gli uomini, e non glielo si può perdonare.
Ma, detto questo, oggi ci vien da pensare - e non sappiamo quanto siamo condizionati dall’emotività del momento - che questi nuovi terroristi siano peggio dei brigatisti, peggio degli estremisti di qualunque colore, peggio dei fanatici di religioni sbagliate o male interpretate. Non rimpiangiamo i tagliagole d’antan: diciamo solo che essi perlomeno non agivano per un tornaconto personale e, quando uccidevano, sceglievano con cura i loro bersagli individuandoli tra i «nemici». I piromani invece se ne infischiano di chi ci lascia la pelle, seminano morte nel mucchio, e la seminano avendo come unico ideale il proprio portafogli.
Ripeto: nessuna indulgenza alla Fanny Ardant. Ma oggi il problema è che nel nostro Paese non è ancora chiaro che questi piromani sono anch’essi terroristi, e della specie più schifosa. Non è chiaro ai giornali, non è chiaro alla Legge - che prevede pene al massimo di quindici anni -, e non è chiaro neppure ai magistrati. Prova ne sia che l’uomo che ha tranciato gli ormeggi della barca di Diego Della Valle (con a bordo il Guardasigilli Mastella) è stato immediatamente processato e condannato a due anni e mezzo, pena che sta già scontando.
È che come al solito in Italia ci si abitua a tutto, e i roghi li mettiamo ormai nel conto delle inevitabili seccature dell’estate, come l’afa, il caro-spiaggia e le code in autostrada.
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