C’è Ansaldo al timone del nucleare italiano

Dopo venticinque anni si torna a parlare in Italia di centrali nucleari per la produzione di energia e ci si interroga sul contributo che l’industria e la tecnologia italiana possono dare in questo settore. Un settore che, grazie a politiche aziendali lungimiranti, Finmeccanica non ha mai abbandonato, conservando al proprio interno un nucleo fatto di persone, competenze, studi e ricerche su nuove tecnologie che per molto tempo è stato in Italia l’unico presidio sul fronte dell’energia nucleare. I progetti per il completamento di centrali già in costruzione o per la realizzazione di nuove centrali sono numerosi e in atto in molti Paesi. Nel complesso per i prossimi 10 anni si può prevedere un aumento rispetto al numero attuale di una quarantina di unità. Data la crescente richiesta di energia elettrica, soprattutto nei Paesi emergenti, si calcola che la fonte nucleare continuerà a soddisfare la percentuale odierna, cioè circa il 17% del totale.
Il principale vantaggio ambientale delle centrali nucleari rispetto alle centrali tradizionali (alimentate da combustibili fossili) rimane certamente la non emissione di CO2. Si tratta di un vantaggio fondamentale, considerando le ipotesi sull’origine antropica del progressivo riscaldamento del nostro pianeta registrato in questi ultimi decenni e principalmente attribuito all’accumulo nell’atmosfera dei gas serra. Anche le energie rinnovabili, come quelle di origine solare o eolica, non producono CO2, ed è fuori discussione il valore sia ambientale sia sociale delle fonti energetiche rinnovabili: ma, sia per la loro piccola potenzialità sia per la loro aleatorietà, esse vanno considerate «integrative» e non «alternative» alla produzione di energia rispetto alle attuali fonti fossili o nucleari.
Ansaldo Nucleare è un «marchio» creato nel 2005, ma la società vanta una storia molto più lunga. Quando l’ondata emotiva del referendum del 1987 favorì la chiusura delle 4 centrali attive in Italia e il disimpegno del Paese sul nucleare. Il gruppo Ansaldo, era impegnato alla realizzazione di sette diverse centrali, a stadi diversi di implementazione, con oltre duemila tecnici e uno stabilimento dedicato per i grandi componenti nucleari. I progetti scomparvero improvvisamente, il personale fu riconvertito e assegnato ad altre attività nel campo della generazione elettrica.
La direzione aziendale e l’azionista Finmeccanica presero, in questo contesto, una decisione coraggiosa per salvaguardare queste competenze, vista anche la possibilità che l’Italia potesse rivedere la sua decisione dopo la moratoria di cinque anni annunciata dal governo in seguito al referendum. Venne quindi costituita una divisione nucleare in Ansaldo, e più tardi all’interno di Ansaldo Energia, riunendo duecento tecnici esperti ma giovani, a cui venne affidato il compito di mantenere le competenze fondamentali in materia, partecipando ai progetti di reattori di terza generazione che si stavano avviando in quegli anni in altri Paesi europei.
La storia ha seguito strade diverse e sono stati necessari vent’anni, e non cinque, perché il governo italiano tornasse a riconsiderare l’opzione nucleare. Nel mentre i duecento «ragazzi», anziché dedicarsi solamente allo studio di nuovi impianti, si sono recati all’estero e hanno realizzato progetti in molti Paesi europei e persino oltre oceano. Per questo motivo Finmeccanica è stata in grado di trasformare Ansaldo Nucleare in una società dedicata, col compito di riportare il gruppo nel nuovo mercato internazionale e nazionale.


Ansaldo Nucleare è oggi una società che opera in molti rami del settore: dalla progettazione e fornitura di nuove centrali allo smantellamento di centrali a fine vita, focalizzandosi sull’ingegnerizzazione e la progettazione, ma anche su un’intensa partecipazione alle attività di ricerca e sviluppo internazionali.

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