Considerato oggi il «padre della pittura moderna», Paul Cézanne ha avuto la vita dura ai suoi tempi. Pochi apprezzavano la sua pittura e lui era talmente in conflitto col mondo, da chiudersi nella solitudine della campagna provenzale ad Aix, dove morì di polmonite a 67 anni.
Due lungimiranti e intelligenti personaggi, Egisto Paolo Fabbri e Charles Alexander Loeser, giovani americani, innamorati della Francia e dellItalia, ne avevano capito però il fascino e si erano accaparrati le sue tele: ben trentadue Fabbri, una quindicina Loeser. Avevano così costituito i principali nuclei collezionistici del pittore, contribuendo a farlo conoscere in tutto il mondo. Adesso Firenze ricostruisce le raccolte, in seguito disperse, in una bella e importante mostra a Palazzo Strozzi, curata da Francesca Bardazzi e Carlo Sisi. Il titolo riprende il saggio Cézanne a Firenze, scritto nel 1923 da Andrè Germain, amico di Fabbri.
Perchè proprio Firenze? Perché la città ha avuto un forte ruolo nella vicenda. Entrambi i collezionisti, appartenenti a ricche famiglie imprenditoriali americane oriunde europee, avevano scelto di vivere a Firenze. Fabbri, di origine italiana, si era trasferito nel 1885 da New York, dividendosi tra Parigi e Firenze, dove si stabilì definitivamente nel 1913. A Parigi aveva frequentato artisti come Pissaro, Degas, Mary Cassatt e dal 1896 aveva acquistato dipinti di Cézanne dal gallerista Vollard. Loeser, nato anche lui a New York da una famiglia tedesca, aveva preso casa nel 1890 a Firenze e sei anni dopo aveva cominciato a comprare paesaggi di Cézanne da Vollard. Entrambi facevano parte di quellambiente internazionale, con una netta prevalenza anglosassone-americana, presente a Firenze allinizio del XX secolo, e contribuirono con le opere raccolte ad arricchire la prima mostra italiana dellImpressionismo tenutasi nel 1913 nelle sale del Lyceum. Nel 1920, alla Biennale di Venezia, spiccavano i vari Cézanne della collezione Fabbri, tra cui il famoso Ritratto di madame Cézanne sulla poltrona rossa, uno dei 44 dedicati dallartista alla moglie, Hortense Fiquet, la modella da cui aveva avuto un figlio.
Il dipinto, conservato al Museum of Fine Arts di Boston, apparso per la prima volta nel 1907 al Salon d'Automne di Parigi, è tra il centinaio di capolavori esposti, tra cui una ventina di Cézanne, altrettanti di Egisto Fabbri, che il pubblico potrà così scoprire, e tutti gli altri di amici pittori, come Pissarro, Muller, Gordigiani, o di artisti che concorsero a far conoscere Cézanne e gli impressionisti in Italia, come Ardengo Soffici, o ancora di seguaci ed epigoni dello stesso Cézanne. La rassegna, articolata in sezioni, è un viaggio nel collezionismo internazionale tra Otto e Novecento. Dalla prima mostra italiana dellImpressionismo del 1910 organizzata a Firenze, con opere di Cézanne e Van Gogh (il cui Giardiniere, del 1889, è presente anche oggi) alle opere di Cézanne presenti nelle due collezioni, Fabbri e Loeser. Dalla rivisitazione delle dimore fiorentine dei due americani allinfluenza dei loro quadri su un gran numero di artisti, fino alla dispersione delle raccolte. Tra gli altri, spicca Ardengo Soffici che che nel 1908 pubblicò su La Voce un importante saggio su Cézanne.
Tra le varie novità della mostra, cè la piccola tela con la Cena in casa di Simone, copia giovanile da Paolo Veronese, appartenuta a Fabbri. Scomparsa dal 1945, quando Bernard Berenson laveva esposta in una mostra a Palazzo Pitti, è stata ritrovata in una collezione privata. E, tra i capolavori di Cèzanne, si possono ammirare, oltre a due Autoritratti con berretto, la Casa sulla Marna e le Bagnanti della raccolta Loeser, il Frutteto e lAutoritratto con berretto del 1898-1900, appartenuti a Fabbri.
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LA MOSTRA
«Cézanne a Firenze», Firenze, Palazzo Strozzi, fino al 29 luglio, catalogo Electa. Info: 055 2645155.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.