L'abbattimento del muro di Berlino ha segnato una svolta epocale nella nostra storia. Da quel giorno di venti anni fa, è stato chiaro che il comunismo aveva perso la scommessa con la storia. Il riscatto delle classi più disagiate è avvenuto e sta avvenendo in un contesto di sviluppo e progresso che nessun muro, né quello materiale né quello delle chiusure ideologiche, ha saputo assicurare.
I muri sono stati abbattuti dall'interno, attraverso il riscatto di popoli oppressi che decenni di condizionamenti ideologici, di violenze e di mancanza di libertà non hanno potuto soffocare. Abbiamo assistito a violenze inaudite contro le libertà religiose, contro la libera espressione del pensiero, perfino contro le libertà sindacali.
Celebrare l'abbattimento del muro assume oggi una valenza simbolica fortissima, indicando innanzitutto e una volta per tutte che soltanto in un quadro di rispetto dei valori della democrazia e della partecipazione è possibile lo sviluppo civile ed economico dei popoli. Questo vale, ovviamente, per tutte le forme di totalitarismo che hanno portato lutti all'Europa nel secolo scorso.
Oggi, al di là di qualche crisi contingente, attraversiamo una nuova stagione di dialogo e di collaborazione tra tutti i popoli d'Europa, compresi quelli che troppo a lungo abbiamo dovuto considerare oltrecortina, che non a caso si chiamava cortina di ferro. È importante che soprattutto i giovani conoscano fino in fondo i guasti che su tutti i piani comporta un'impostazione del conflitto violenta e prevaricatrice.
Ciò è particolarmente attuale di fronte ai rigurgiti del terrorismo brigatista, che ripropongono l'annosa tentazione di risolvere le divergenze di opinione rispolverando miti pseudorivoluzionari che, ove applicati nel concreto, sono costati lacrime, sangue e ribellione dei popoli che da tanti miti si sono ritrovati oppressi.
Credo che la sinistra, che oggi si proclama riformista e democratica, debba misurarsi con serietà e maturità con questi temi, compiendo fino in fondo quell'autocritica su un passato che ha sin qui, in una certa misura, lasciato in sospeso.
*Senatrice, sottosegretario alla Giustizia
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