Da possibile allenatore dellInter, quando nel 1995 Sandro Mazzola lo portò nellufficio di Moratti per una firma che non cè mai stata, a guastatore dellodierna festa a San Siro per i nerazzurri campioni. Luigi Cagni non rimpiange loccasione persa e guarda avanti.
Signor Cagni, vuole rovinare la giornata allInter?
«Non ci penso, anche se metteremo in campo aggressività, intensità e cattiveria agonistica. Guardo solo ai punti che possono servire allEmpoli per raggiungere un posto in Uefa, me ne bastano 7 in 5 partite. Quanto al mio mancato arrivo allInter, Mazzola mi cercò, parlai con Moratti che poi mi preferì Ottavio Bianchi».
Ma lei simmaginava lEmpoli così in alto?
«Pensavamo solo a salvarci, invece abbiamo fatto limpresa grazie a unannata particolare dove tutti i giocatori hanno dato il massimo».
DellInter cosa può dire?
«Sono dotati di una fisicità mai avuta nel passato, hanno continuità nella carica agonistica e soprattutto Mancini in tre anni è riuscito a costruire la giusta mentalità. Sono convinto che anche con la Juve e il Milan senza penalizzazione, lInter avrebbe vinto comunque il titolo».
Chi lha impressionata?
«Vieira e Stankovic sono stati devastanti, ma anche Cambiasso e lintera difesa che ha preso pochi gol».
Ibrahimovic, genio e sregolatezza...
«Solo Mancini che è stato un giocatore strano può capire un altro campione strano come lo svedese».
Come si sarebbe comportato lei, che è considerato un duro dal cuore tenero, con le mattane di Adriano?
«Anchio ho avuto a che fare con giocatori strani e me la sono sempre cavata usando il bastone e la carota. Con Adriano evidentemente i dirigenti non sono riusciti a gestirlo benissimo».
Meglio allora che se ne vada dallInter?
«Difficile dirlo. Il brasiliano ha qualità, ma non è un fuoriclasse, insomma non è un campione. È ancora acerbo, riuscirà a diventare un campione quando assommerà le doti di un fuoriclasse e quelle morali di un uomo vero. Altrimenti resterà una bella incompiuta».
È vero che lei da bambino tifava Inter?
«Errato. Avevo una simpatia per la Juventus perché era la squadra che vinceva sempre. Poi sono entrato nei ragazzi del Brescia, dove ho giocato per 14 anni, e da allora ho tifato sempre e solo Brescia».
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