Cambiamoci pedalando

Paolo Tagliacarne

La scorsa estate, durante la sosta ristoratrice di una lunga pedalata, ho letto una frase di Leone Tolstoj: «tutti vogliono cambiare il mondo, nessuno vuole cambiare se stesso». Mi è piaciuta e così nell'accavallarsi dei pensieri della mia lunga pedalata solitaria ho provato a cercare un legame tra quella frase e la bicicletta. Salendo al passo del Battello, nello stordimento della fatica, ecco l'illuminazione: salire in bicicletta è un ottimo esercizio per provare a cambiare se stessi. Salire in bicicletta vuol dire cambiare il proprio rapporto con la gente che si incontra, con il tempo, con lo spazio, con i nostri limiti, i nostri pregiudizi e con noi stessi.
Quando dalla redazione mi hanno chiesto questo pezzo, al TG delle 13.30 stavano fornendo i dati sul pm10 in Lombardia. I commenti e le parole sull'argomento sono ormai quelli tipici della strumentalizzazione politica. Una osservazione però mi infastidisce sempre più delle altre, la richiesta ormai ricorrente di aumentare le piste ciclabili. Da ciclista appassionato e quotidiano quale sono, la proposta mi mette tristezza. Come si può pensare oggi di abbattere l'inquinamento lombardo, costruendo piste ciclabili da offrire a una cultura orientata al motore?
Premesso che sono favorevolissimo alle piste ciclabili e alla mobilità ciclabile, credo che chi chieda le piste in questo modo e solo in queste occasioni abbia un chiaro ed inequivocabile secondo fine: la strumentalizzazione politica. Da ciclista appassionato e praticante, quello che sento mancare è la cultura della mobilità ciclabile, o meglio sarebbe dire la cultura individuale della mobilità. Ogni scelta di mobilità è individuale, quindi proviamo tutti ad attivare comportamenti che possano modificare la situazione, senza aspettare sempre dall'alto la soluzione. La realizzazione di piste ciclabili deve essere la risposta ad una crescente domanda di mobilità ciclabile, ove sostenuta da una radicata cultura della bicicletta. Cultura che va sicuramente recuperata e incentivata anche per il suo valore salutistico, naturale, educativo, sociale e sportivo.

Una cultura che non sempre necessita di piste ad hoc, anzi a volte preferisce "sedi ciclabili" diverse come i parchi, le strade bianche, gli argini, le piccole strade di campagna. Ritornando allora a Tolstoj, iniziamo a cambiare noi stessi salendo in bicicletta, senza aspettare che il mondo ci metta nelle giuste condizioni per pedalare.

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