Camogli impone ai partiti il primo candidato sindaco

Centosettanta persone, centosettanta cittadini possono anche essere un esercito. In un Comune come quello di Camogli sono anche di più. Sono una forza capace di smuovere persino una montagna, di cambiare in «sì» quello che sembrava un «no» assoluto. Soprattutto di ribaltare la politica. Quei centosettanta cittadini sono i firmatari di un «appello-invito» rivolto al professor Silvio Ferrari, che tutti volevano sindaco. Un plebiscito senza bisogno di schede, che si è fatto manifesto, anche nel senso più letterale del termine, cioè un elenco di nomi appiccicato sui muri. Un qualcosa di nuovo per i cittadini che hanno voluto fare le primarie senza aspettare i teatrini preconfezionati dai partiti e indicare un candidato alla successione di Pippo Maggioni prima di vedere le mosse di destra, sinistra, liste più o meno civiche, comitati più o meno spontanei.
Obiettivo centrato, perché il professor Ferrari, a Camogli e ancor più ai camogliesi, ha detto sì. Ma lo ha fatto subordinando la sua disponibilità a correre da sindaco al fatto che la spinta popolare resti tale. Così, dopo aver reso pubblici tutti i nomi dei sottoscrittori dell’appello, ha dato appuntamento ai suoi concittadini per domenica, alle 10, al Cenobio dei Dogi.

Lo scopo è semplice: individuare la squadra che dovrà affrontare le elezioni e l’eventuale gestione di Camogli, ma soprattutto formare, con il contributo di tutti gli interessati, il programma. Un’iniziativa per giocare d’anticipo, una scelta che probabilmente prende in contropiede anche molti dirigenti di partito che stavano già lavorando ad alleanze e veti incrociati.

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