Campana Vuole abolire la moviola ma la sua è sempre in funzione

Dal Sessantotto a oggi ne sono rimasti solo due: Fidel Castro e Sergio Campana. Solo che il primo ha apparentemente ceduto il pallino al fratello, mentre il secondo, arrivato a 75 anni, ha sentito il bisogno impellente di farsi rieleggere. E così, 40 anni dopo, Sergio Campana è ancora presidente dell’Associazione calciatori. Fondata da lui medesimo.
Per carità: per certi versi la sua opera è stata importante, fin da quando - da capellone del Lanerossi Vicenza prima e del Bologna poi - studiava legge tra un allenamento e l’altro per migliorare la situazione dei calciatori, veri schiavi - e una volta neanche tanto ben pagati - dell’era postbellica. Risultato: nel 1978 arriva la firma contestuale dei contratti, dopodiché tutta una serie di successi presunti raggiunti a colpi di minacce di sciopero. Presunti perché certe regole le ha imposte l’Europa e non Campana, minacce tutte tranne una: quella del 17 maggio 1995, quando serie A e B chiusero per protestare contro la legge Bosman, quella della liberalizzazione del mercato europeo. Risultato? Nessuno.

Però, tra una minaccia e l’altra, Campana è sempre lì, a difendere posti di lavoro tenuti su con lo scotch (guai a ridurre la Lega Pro, ma vogliamo chiedere come certe società ottengono le liberatorie per l’iscrizione?) e con una grande idea, rivelata ieri al Corriere della Sera: abolire per un mese la moviola. Forse perché, visto il tempo che s’è dato per scollarsi dalla poltrona («traghetterò l’associazione fino al 2012»), vuole che resti in funzione l’unica che gli interessa. La sua.

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