Posano insieme davanti ai fotografi il comandante del nucleo dei Carabinieri Politiche Agricole, colonnello Pasquale Muggeo, e Luca Cassol, in arte Capitan Ventosa, linviato di «Striscia la Notizia» in tutina gialla con lo sturalavandini in testa. È stato infatti un servizio della trasmissione televisiva a far scattare un'indagine sullillecita vendita di pasta destinata ai poveri e a far revocare a 18 strutture caritative genovesi lautorizzazione a distribuire derrate alimentari della Comunità Europea.
Tutto è incominciato, nellottobre scorso, con un'incursione dellinviato di «Striscia» la cui missione è di «sturare le ingiustizie», in un minimarket cinese di Via Pré. Sugli scaffali, come aveva segnalato alla trasmissione un cittadino, confezioni di pasta con la dicitura «non commerciabile». «Lha portata qui un disabile in carrozzella», si era giustificata la titolare cinese del negozio. Ma questipotesi è apparsa poco credibile ed è poi scattato il blitz del nucleo radiomobile dei carabinieri di Genova. Sono così partite le indagini dirette dal sostituto procuratore di Genova Luca Scorza Azzarà. I militari del N.A.C. (Nucleo antifrodi Carabinieri di Parma del Comando Carabinieri Politiche Agricole, coordinate dal tenente colonnello Nicola Di Noia), hanno acquisito il quantitativo di pasta acquistato dallinviato di «Striscia» (10 confezioni al costo di un euro luna) e, attraverso i numeri di lotto stampigliati sui pacchi, sono riusciti a risalire alla filiera della distribuzione.
È lAG.E.A., lAgenzia per le erogazioni in agricoltura, spiega il colonnello Pasquale Muggeo, che fornisce le eccedenze di derrate alimentari accumulate nei depositi comunitari attraverso enti e strutture caritative, come la Croce Rossa Italiana o le Caritas Diocesane. A Genova il punto di riferimento era la Fondazione Banco Alimentare, che a sua volta distribuiva la pasta a strutture caritative. I controlli hanno messo in evidenza tutta una serie di irregolarità amministrativo-contabili a carico di queste strutture. Soltanto il cinque per cento di quelle controllate sono risultate regolari. Non vi erano per esempio registri di carico e scarico. «E in quel disordine amministrativo si è potuta verificare la truffa», spiegano gli investigatori. Qualcuno, probabilmente operante allinterno delle strutture, avrebbe potuto per esempio appropriarsi di quantitativi di pasta per poi rivenderla. Unaltra ipotesi è che a venderla siano stati gli stessi assistiti, ma questo appare meno probabile.
Diciotto strutture (cinque delle quali religiose) sono state revocate dall' AG.E.A. dai programmi di assegnazione delle derrate alimentari della Comunità Europea.
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