Sulla questione di DElia mi permetto di scendere a polemica, assicuro assolutamente mite, con don Gallo, che ha definito «violento chi non difende DElia», utilizzando - se me lo consentirete - le pagine del «nostro» quotidiano. Premetto che antepongo nei confronti di don Gallo un deferente rispetto ancorché «ministro» del Dio in cui credo... che sicuramente vorrà e saprà perdonare il sottoscritto, primo fra i peccatori, e don Gallo quando spara (e lo fa spesso!) «puttanate»!
Mi associo a chi, ben più noto dello scrivente, sosteneva di esser pronto a morire pur di difendere lidea altrui. E per questo difendo lopinione palesata da don Gallo, ma non la condivido affatto. Mai però, mi permetterei di definirlo «violento» perché abbiamo differenti idee.
A difesa di DElia, don Gallo, ha sciorinato il suo «curriculum» di «redenzione», ovvero il suo interessamento e la sua passione «per lUomo, per il Diritto, per la Giustizia». Anchio sento DElia, e lo dico col cuore, come «compagno di strada» di questa strana e straordinaria avventura che è la Vita e ben venga questo suo percorso di redenzione che, sebbene possa risultarmi e risultare comprensibile da un punto di vista prettamente spirituale (o se si vuole morale ed etico), stride - a mio avviso - con lattribuzione di una carica pubblica, perché - sempre secondo me - certe «macchie», cioè certi comportamenti perpretrati avverso lo Stato e chi, come le Forze dellOrdine, lo rappresentava e lo rappresenta, malgrado tutto, restano.
Mi complimento per lAssociazione da lui fondata, assieme a Maria Teresa De Lascia, «Nessuno tocchi Caino».
Continui don Gallo nella sua discutibile ma meritoria opera di «pastore di pecorelle smarrite». Ma oggi come oggi sento di dover affermare categoricamente che «Io sto con Abele!»
Distinti saluti.
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