Dopo la protesta del fan club di «Happy Days», definito da Jovanotti una «vaccata», il cantante corregge il tiro: «Dalle mie prime parole sembra che non ami il telefilm che invece ho adorato e adorerò sempre. Volevo solo dire che le cose si evolvono; è una figata quel che aveva da dire alla mia generazione, è una vaccata nel senso che ha fatto il suo tempo». Vediamo cosa ne pensano i suoi colleghi Vip.
Si perde facile ad attaccare il vintage televisivo. Anche il più lento degli sceneggiati in bianco e nero col passato acquista dignità da cofanetto, da canale tematico sul satellite. Figuriamoci i telefilm a colori da 50 per cento di share quando i canali da scegliere, tra il 1974 e il 1983, erano (al massimo) sei. É il bello dei ricordi che ingialliscono come l’oro. Ne dovrà tener conto in futuro il prode Jovanotti che col passato ha tagliato i ponti demolendo l’icona Happy days, Fonzie, Ricky Cunningam, la mamma Marion e tutto il bello della famiglia americana (finta) anni Cinquanta. Ne dovrà tener conto anche dopo l’inevitabile retromarcia che ha scatenato il dibattito telematico sulle sue qualità di critico televisivo. La feroce sentenza pubblicata da Sorrisi («Quel telefilm era una vaccata») brucia come il fuoco dell’inferno. Per riparare niente di meglio del vip quarantenne (o giù di lì) cresciuto a pane e telefilm, l’uomo giusto per noi.
Linus fa il deejay col cofanetto di Happy Days sulla consolle, la sua coperta. «Quella capeggiata da Tom Bosley era la famiglia felice per antonomasia, andavano d’accordo, regnava l’armonia, tutti si divertivano ma come si fa a parlarne male?. Sono nato nello stesso giorno di Fonzie che volete che vi dica?». Lo splendido cinquantenne ricorda anche Belfagor, il fantasma del Louvre che tra il 1969 e il 1975 terrorizzò una generazione di ragazzi non solo francesi. «Me la facevo sotto dalla paura, quando mio fratello Albertino sentiva la musica andava sotto il letto a nascondersi. Con me».
Nostalgico blu.
Gigi Marzullo, anche se sottovoce, la tv la fa da anni e dunque la conosce a manadito. Per lui parlar bene del passato in tv è come sfondare una porta aperta: «Sono e sarò sempre per la televisione antica che non significa vecchia, ma elegante, perché ora di classe ce n’è poca. Happy Days educava i ragazzi. Come Lassie che parlava di valori universali, di amicizia, di affetto, di coraggio, di tenacia, di amore per gli animali che è importante». Pedagogo.
Renato Pozzetto Voce fuori dal coro: per lui la tv è figlia dei suoi momenti: «Se la tecnologia ci permette di vedere un gran premio MotoGp con venti telecamere meglio!. Io la tv del passato come Happy Days non la vedevo proprio».
Tecnocrate progressista.
Vincenzo Salemme fa un’analisi succinta: «Onestemente non potrei parlare male di Happy days anche perchè non lo vedevo, ma mi divertito molto con «Starsky e Hutch». Risoluto.
Barbara Palombelli è avida consumatrice di tv satellitare vintage. E gli piace puntualizzare un dettaglio non da poco. «Scherza Jovanotti? Forse non ricorda che quelli erano anni terribili, di piombo, Happy days colorava i nostri giorni. Un telefilm indimenticabile e intoccabile». Romantica.
Irene Pivetti, la più giovane presidente della Camera della storia, è un’altra superfan di Happy Days: «Mi ricordo che avevo una cotta per un ragazzo, ma a una certa ora mollavamo tutto e correvamo a casa, alle 18 sul Primo canale c’era Fonzie che ci aspettava col pollice alzato, vuoi mettere coi telefilm di oggi?. Però adoravo anche la serie di Hitchcock e ai Confini della Realtà, quella in bianco e nero della fine degli anni Sessanta». Decisa.
Carolyn Smith fa il giudice a Ballando con le stelle ed è in Italia dal lontano 1981. Dunque ha voce in capitolo.
Bella e gentile si emoziona a parlare della televisione del dolce passato. «Happy Days? Me lo porterei sulla luna assieme alla «Famiglia Addams». Già, Mortisia e il marito Gomez che si eccita col francese mentre passano mani mozze e mostri. Qualcuno ne vuol parlare male?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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