Caso Meocci, ricorso Rai contro l’incompatibilità

Il procedimento al Tar. Cesa (Udc): «I garanti? Non sono liberi»

da Roma

Ricorso della Rai contro l’incompatibilità di Alfredo Meocci e soprattutto la conseguente multa da 14,3 milioni di euro. Si prepara una seduta caldissima per il consiglio d’amministrazione che si riunirà martedì prossimo, 2 maggio. Sul tavolo l’affaire Meocci colpito dalla decisione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha decretato la sua incompatibilità con la carica di direttore generale della Rai, come appunto prevede la legge che vieta ai componenti delle Authority di trasferirsi nelle aziende da esse controllate per almeno 4 anni. E dato che Meocci era stato commissario proprio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la dichiarazione di incompatibilità era un’inevitabile conseguenza di una corretta applicazione della legge in materia, come spiega lo stesso presidente dell’organismo di garanzia Corrado Calabrò durante un dibattito su Rai Utile. «È stata una decisione ispirata esclusivamente da valutazioni giuridiche e di legittimità», assicura Calabrò. Oltre alla multa comminata all’azienda pubblica, l’Authority ha sanzionato anche Meocci per 373mila euro.
Quali sono le strade che ora la Rai potrà percorrere? Se è certo il ricorso al Tribunale amministrativo contro la multa non lo è altrettanto un ricorso che chieda di non sospendere Meocci dalle sue funzioni. Il Cda in effetti dovrà occuparsi anche di trovare un sostituto al direttore generale che possa avere pienezza di poteri visto che ci sono molte decisioni non rimandabili da prendere anche in merito ai palinsesti e alla programmazione del prossimo autunno.
Per il momento la notifica ufficiale del provvedimento non è ancora stata materialmente ricevuta dall’Ufficio legale che però sta già preparando il ricorso al Tar. I giudici amministrativi a stretto giro di posta decideranno se sospendere o no il provvedimento. Una volta sospeso, in effetti Meocci potrebbe anche restare al suo posto. Occorrerà vedere però se il Cda avrà la volontà politica di mantenere o meno le deleghe al direttore in attesa di un più stabile pronunciamento dell’assemblea dei soci e con un nuovo ministro del Tesoro in carica.
E proprio all’indirizzo del ministero del Tesoro si rivolge il consigliere Sandro Curzi che osserva come la nomina di Meocci sia stata «imposta» alla Rai dal Tesoro. Dunque, dice Curzi, «la sanzione dovrebbe andare al Tesoro». Chi continuerà ad occupare la poltrona di direttore generale? «La Rai è una grande azienda che tutti i giorni deve avere direttive e firme, una guida sicura - dice Curzi -. Cercheremo di risolvere nel miglior modo possibile». Tra le ipotesi, quella di nominare un vicedirettore generale o quella di attribuire deleghe temporanee a uno o a più degli attuali cinque direttori centrali.
Per David Sassoli, giornalista del Tg1 e presidente dell’Associazione stampa romana: «Il sistema delle Autorità deve essere precisato ulteriormente».

Un concetto su cui il segretario Udc, Lorenzo Cesa, ha espresso parole chiare: «La scelta delle modalità, dei tempi e dei meccanismi del voto la dicono lunga sull’indipendenza e sull’autorevolezza di un organo che ha decretato la fine della sua credibilità».

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