Le categorie di Atene

Psichedelico è un neologismo, finto-greco, coniato nel 1957 dallo psichiatra canadese Humphrey Osmond, in una lettera ad Aldous Huxley. Combinando psychè, «anima», con delòo, «manifesto, metto in chiaro», Osmond definiva il potere degli allucinogeni: liberare lo spirito dalle coercizioni sociali ed educative. Il chimico svizzero Albert Hofmann, che sintetizzò nel ’38 l’LSD, presente nell’ergot, un fungo della segale cornuta, osservò che anche le confraternite misteriche di Eleusi, un santuario nei pressi di Atene, partivano per i loro viaggi della mente dal trampolino del ciceone, una bibita a base di segale. Ce n’era abbastanza per rivedere lo stereotipo di una civiltà ellenica latte e miele, basata sull’equilibrio immune da eccessi, sul rigore geometrico che aboliva i dubbi, e conquistava il solido cuore della rotonda verità. Dionisiaco versus apollineo. Prima di entrare nello splendido, enorme bazar storico della civiltà che rifluì nella romana, e quindi sta alle radici della nostra, occorre chiarire criticamente con quali categorie e strumenti intellettuali noi, uomini d’oggi, riflettiamo sui Greci.

Politica, religione, psicologia, rapporto con la natura, identità cosciente con sé e confronto con l’altro (lo «straniero», il «barbaro»), costruzione e uso del mito, eros, visione tragica: ecco i temi focali che gli specialisti trattano nel primo volume della «Storia Einaudi dei Greci e dei Romani», intitolato I Greci nostri antenati. Le origini del mondo occidentale: vestibolo a una conoscenza di strutture, non di esemplari storici enciclopedici, ma slegati.

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