Le censure del filosofo

La scoperta fatta dal professor Paolo Becchi, docente di Filosofia del diritto all’Università di Genova, riportata ieri dal Giornale ha lasciato stupiti molti esperti in materia. Si tratta di una grave lacuna nella traduzione di Verità e metodo, capolavoro del filosofo Hans-Georg Gadamer, fatta da Gianni Vattimo. Una decina di pagine (quelle che nel testo tedesco del 1960 sono denominate exkurs e che contengono fra l’altro riferimenti a un pensatore all’epoca molto poco amato a sinistra: Carl Schmitt), sono sparite.
Fra i più colpiti, Giovanni Reale e Vincenzo Cicero. Il primo, grande storico della filosofia, è il direttore della collana «Il pensiero occidentale» della Bompiani, nella quale è uscita l’ultima edizione di Verità e metodo, con testo a fronte (ma sempre con la traduzione di Vattimo). Il secondo è il curatore editoriale del testo che ha provveduto a integrare il lavoro di Vattimo.
Giovanni Reale ci invita a contattare Cicero per controllare la situazione e afferma: «Quello che posso dire è che Gadamer stesso mi parlò del lavoro di Vattimo come della migliore traduzione mai fatta dal punto di vista linguistico... Diceva che Vattimo aveva reso le sue idee nel modo linguisticamente più accurato, senza fare un calco banale... Noi quanto alla parte in tedesco abbiamo messo tutto, dovremmo aver messo tutto...».
Vincenzo Cicero, effettuati i riscontri su quanto scritto da noi ieri, ci spiegato, con un po’ d’imbarazzo: «Ha ragione Becchi, gli exkurs mancano. E non sono stati riportati nemmeno in Verità e metodo 2 curata da R. Dottori successivamente. Scientificamente è un errore grave. Noi, rimettendo mano al testo non ce ne siamo accorti».
Nel caso di Cicero e Reale, però, la buona fede è indubbia. Infatti, sulla base del testo tedesco hanno reinserito una nota di Gadamer che rimanda all’exkurs su Schmitt e che Vattimo aveva fatto sparire. Come spiega Cicero: «Lo sbaglio è stato non accorgersi che, mancando l’exkurs, la nota non rimanda a nulla. Facendo il punto della situazione adesso mi sembra di poter dire che la sola cosa di Gadamer mai tradotta in italiano siano proprio gli exkurs».
Ma se un’omissione di controllo da parte di curatori convinti di aver a che fare (e a quanto pare lo era lo stesso Gadamer) con una traduzione ottima, si può capire resta da chiarire come mai il traduttore-allievo abbia usato la forbice. Abbiamo cercato invano di chiederlo anche allo stesso Vattimo. Non riuscendo a ottenere risposta. Abbiamo cercato di fare il punto con alcuni esperti della materia. Secondo Becchi, intervistato ieri, il problema era proprio Carl Schmitt.
Per Cicero è più probabile la dimenticanza: «Non penso c’entri la faccenda di Schmitt... Nella traduzione di Vattimo c’erano altre inspiegabili lacune (Cicero lo dichiara anche nella sua nota editoriale, ndr). Ma secondo me si trattava sempre di dimenticanze, nulla che alteri davvero, in profondità, il senso dell’opera». A esempio mancava un lungo brano che nella versione con il testo a fronte è stato integrato dallo stesso Cicero. Il che comunque denoterebbe almeno sciatteria da parte di Vattimo, visti tutti gli anni che ha avuto per tornare sulle proprie «sviste», volontarie o meno che siano.
Meno tenero di Cicero è il professor Renato Cristin, docente di Ermeneutica filosofica all’Università di Trieste, il quale conobbe bene Gadamer e ha recentemente tenuto un corso universitario proprio su Verità e metodo. «Credo - dice - che i fatti denunciati dal vostro quotidiano diano l’idea dell’integralismo ideologico della sinistra radicale italiana, che in molti casi arrivava alla cancellazione individuale, fino all’emarginazione personale di chi poteva in vario modo disturbarla, e che in casi come questo giungeva allo sbianchettamento concettuale. È opportuna anche per rilanciare l’attenzione verso un filosofo come Gadamer, la cui posizione politica non era certamente a sinistra, e sicuramente non vicina alla sinistra italiana, anche se da questa è stato “adottato”. Ricordando sempre che Gadamer era allievo di Heidegger, sotto il profilo politico-culturale, il recupero di Gadamer significa, oggi, il recupero di una prospettiva teorica che mette in primo piano la valorizzazione dei concetti di tradizione e di autorità (come ampiamente descritto in Verità e metodo)». Quanto al come mai il mondo accademico italiano non si sia mai accorto delle parti sforbiciate: «Di quelle parti mancanti sicuramente qualcuno si era accorto, ma poi si lasciava correre... Lo ha detto lo stesso Becchi...».
Il professor Alfredo Marini, una «colonna» nell’ambito dello studio della Storia della Filosofia Contemporanea alla Statale di Milano, leggendo la notizia è invece rimasto molto stupito: «Guardi, io non ho nessun apprezzamento per il Vattimo di adesso. Però ho sempre considerato il Vattimo “anni ’70” un filosofo intelligente e preparato. Da anni non torno sul testo di Verità e metodo in originale. Non mi sono mai accorto del taglio, lo ammetto... Sul perché sia capitato... Ma guardi, l’errore è possibilissimo: a quei tempi avere a che fare con l’edizione di un libro era molto meno facile di adesso... Certo la faccenda della nota che viene soppressa assieme alle pagine a cui rimanda resta un po’ sospetta...».
Il problema, secondo Marini, è comunque soprattutto sul modo di editare: «Sono tanti i filosofi nelle cui traduzioni sparisce qualcosa... E nessuno dice niente. Se poi una traduzione diventa importante come quella di Vattimo l’errore resta lì, calcificato... Su questo, a dire il vero, tirerei le orecchie anche ai curatori dell’ultima traduzione con il testo a fronte... Potevano accorgersi... Insomma io brontolerei anche con Reale.

Ma pazienza è un filosofo che fa un gran lavoro per far conoscere i testi...».
E così in mezzo ai dubbi resta una sola certezza. Carl Schmitt, dal Gadamer «ufficiale» che è stato propinato, per più di trent’anni, a quasi tutti gli studenti di filosofia italiani, è sparito.

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