È partita ieri con la riunione del coordinamento romano la nuova fase del Pdl in vista, dopo la vittoria alle regionali, del prossimo appuntamento elettorale, cioè la conferma di Gianni Alemanno, nel 2013, alla guida del Campidoglio. Una riunione lunga e spesso caratterizzata da un acceso dibattito, nella quale però si è ribadita la volontà di unampia riorganizzazione del partito anche attraverso delle periodiche riunioni anche nellottica di superare la distinzione Forza Italia-Alleanza nazionale.
Impossibile non toccare la questione del caos liste che, come hanno sottolineato in molti, ha creato un vero e proprio «danno generazionale» al partito che si è visto escludere molti dei dirigenti più accreditati. Dalla riunione è emersa però una certezza: tutti saranno coinvolti, anche se non in giunta, nella complessa macchina dellamministrazione regionale in virtù dello sforzo elettorale profuso.
Il coordinamento è stato aperto dal dirigente Romano Gianni Sammarco che ha sottolineato come «bisogna strutturare il Pdl, finora in campagna elettorale permanente, dando la possibilità ai giovani di poter crescere». Soddisfatto anche il neoassessore ai lavori pubblici Luca Malcotti che, rigettando come «semplificazione giornalistica» la sua collocazione come finiano, ha auspicato che «la divisione Berlusconi-Fini non si replichi anche sul piano locale. Ora pensiamo alle prossime comunali». E a testimoniare la particolare attenzione che il partito vuole riservare alla politica della Capitale, la presenza del capo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri che, pur negando che diventerà commissario del partito a Roma, ha assicurato personalmente «la sua attenzione alla vita romana del partito, dopo la vicenda liste che lha così scosso. Non si tratta di commissariare nessuno - ha spiegato - ma noi dirigenti dobbiamo dedicare allattività romana uno spicchio di spazio».
Non sono mancate però le polemiche, in particolare dai rappresentanti di quelle aree del Pdl deluse dalla composizione della giunta di Renata Polverini. In particolare Luca Gramazio, la cui area sosteneva Tommaso Luzzi (già presidente del Consiglio regionale con Storace governatore), ha affermato che si sarebbe aspettato «dei vertici dimissionari, dopo una situazione che ha creato divisioni. Così avrebbe fatto una classe dirigente matura, ma così non è stato e ne prendiamo atto».
Stefano De Lillo, che puntava invece su una delega pesante Nicola Palombi in giunta regionale, ha parlato senza mezzi termini di «tradimento da parte degli esponenti locali degli impegni di Berlusconi» secondo i quali bisognava dare spazio e permanenza politica agli esclusi della lista: quali sono stati i criteri di formazione della giunta? Vogliamo saperlo e chiedo al più presto un congresso che porti democrazia nel partito per superare le divisioni An-Forza Italia. Nessuno si è preso la responsabilità di ciò che è successo con le liste».
Unaltra polemica è stata sollevata dagli animatori del cosiddetto «Laboratorio Roma», alcuni consiglieri comunali che si sono lamentati perchè non sarebbe stato consentito loro di prendere la parola. Ieri sera si sono vendicati votando nellaula di Giulio Cesare un sub-emendamento del Pd che boccia la parte commerciale delle «Torri dellEur», un intero piano.
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