Ma che caldo faceva nel 1782

Oggi leggendo i giornali romani mi sono scoperto vecchissimo, addi­rittura settecentesco: ho appreso infatti che non faceva così caldo a Roma da 230 anni

Oggi leggendo i giornali romani mi sono scoperto vecchissimo, addi­rittura settecentesco: ho appreso infatti che non faceva così caldo a Roma da 230 anni. Io invece mi ricordo quando sbarcai a Roma in torride mattine di giugno col ter­mometro alle stelle, in cui i romani pian­gevano sudore come vitelli, le ascelle grondavano e disegnavano deplorevoli aloni sulle camicie, i piedi friggevano nelle scarpe, l’asfalto bruciava come una piastra elettrica. Secondo i giornali e gli istituti meteorologici, correva l’an­no 1782, anzi non correva perché faceva troppo caldo, si trascinava.

Sì, doveva es­sere il 1782, non ricordo se portavo il co­dino e la parrucca, ma mi colpisce pensa­re che quando ero giovane io non c’era stata ancora la Rivoluzione francese, l’Unità d’Italia e scrivevo sotto il Papa Re. Io non riesco a capire perché viviamo sempre in emergenza totale, che non ri­sparmia nemmeno il tempo. Se piove è disastro senza precedenti, se fa freddo è record degli ultimi secoli, se fa caldo sia­mo alla liquefazione nazionale. E giù i ri­medi eccezionali dei tg contro il caldo: bevete più acqua, mettetevi all’ombra, vestite leggero.

Ma davvero? E così sul piano politico, se non si fa quel prelievo, quella manovra, finisce l’Italia,chiude l’Europa,andiamo all’in­ferno.

Ma basta con questo clima econo­mico, politico, meteorologico da apoca­lisse. Non voglio più vivere in tempi ecce­zionali; voglio sudare come hanno suda­to i miei avi, senza credermi più accalda­to di loro. E poi ricordo che nel 1782 non aveva­mo l’aria condizionata.

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