Stenio Solinas
nostro inviato a Cannes
Che cosa succede su un campo di calcio? A un giocatore, dico, a chi vede la partita mentre la sta giocando, non sempre impegnato, ma sempre vigile, tutto scatti e attese, rincorse, e tocchi, un arco di tempo di un'ora e mezzo in cui il tuo reale possesso di palla non va al di là di una manciata di minuti. E che cosa rende quella tua presenza fondamentale e non accessoria, al di là dei gol, delle giocate esemplari, ma proprio come fatto di essere lì, di muoverti in un certo modo piuttosto che in un altro, nel trovarti regolarmente dove il tuo compagno si aspetta che sarai?
Chi voglia vedere una partita stando proprio sul manto erboso e come se fosse un grande del football non si deve perdere questo Zidane, un portrait du 21° Siècle presentato ieri fuori competizione al Festival. Diciassette camere sincronizzate, mischiando la super 35 millimetri all'alta definizione, sono state messe unicamente al servizio di Zinédine Zidane dal calcio d'avvio al fischio finale di una partita del campionato spagnolo allo stadio madrileno del Santiago Bernabeu il 23 aprile del 2005. Il risultato è sorprendente ed emozionante, il ritratto cinematografico in azione di quello che è considerato l'incarnazione stessa del gioco, uno straordinario intreccio di eleganza e potenza.
Girato dal francese Philippe Parreno e dall'inglese Douglas Gordon, entrambi artisti specializzati nell'arte visiva, il film ha avuto il giornalista Fréderic Hermel come trait-d'union con il grande calciatore.
Nato a Marsiglia il 23 giugno del 1972, vincitore di una Coppa del Mondo, un campionato europeo, un Pallone d'oro, Zidane è uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi.
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