Antonio Bovetti
Raffreddori, influenze, tosse e bronchiti stanno per arrivare, ce lo dicono quei garbati, o a volte rumorosi, starnuti che si sentono negli uffici, in treno, sull'autobus e tra le mura domestiche. Come ci si può difendere da questi malanni? Quale alternativa al vaccino che molte fonti di informazione osteggiano?
In Liguria, dove la percentuale di anziani sensibili a queste patologie è alta, il problema è sentito e si cercano cure per non trasformare in cronicità la malattia. Giovanni Barisione, dirigente medico pneumologo, responsabile del Laboratorio di Fisiopatologia Respiratoria dell'Ospedale San Martino, in collaborazione con la sua équipe, studia ed organizza corsi di aggiornamento per spiegare al personale medico e paramedico, gli avanzamenti della ricerca e gli studi in materia, alcuni dei quali condotti nell'Unità operativa Medicina Preventiva e del Lavoro della quale Francesco Copello è direttore. Chiediamo a Barisione di spiegare le ultime scoperte nel campo della malattie respiratorie .
Con il cambiamento di stagione, come possono prevenire l'influenza i soggetti a rischio di bronchite e gli anziani?
«Prima di tutto, le terapie e le misure di profilassi devono essere precedute da una diagnosi accurata per identificare se la persona appartenga ad una fascia a rischio. Questo si stabilisce con la semplice misurazione del respiro, che, in termini medici, si chiama spirometria, cioè si valuta la capacità respiratoria del malato. Nonostante questo esame abbia origini antichissime, ancor oggi c'è poca sensibilità a questa prova, che invece dovrebbe far parte della routine, come la misurazione della pressione, del colesterolo e della glicemia. Ogni persona dovrebbe fare una volta nella vita la spirometria, in particolare i fumatori e gli ultrasessantenni, in modo da consentire allo specialista pneumologo di monitorare il proprio stato di salute ed avere elementi validi per indirizzare il paziente a corrette misure di profilassi. Tutto questo lo si può fare con una semplice visita ambulatoriale, in ospedale, in modo da rilevare la presenza di eventuali malattie respiratorie; nel caso di persone giovani, si può conoscere se sono affetti da asma o rinite, spesso associate tra loro: infatti, questi soggetti rappresentano una fascia ad elevato rischio di complicanze respiratorie nel corso dell'epidemia influenzale».
È utile il vaccino?
«L'efficacia protettiva della vaccinazione influenzale non è altissima, ogni anno l'epidemia non sarebbe così diffusa, diciamo che sicuramente il vantaggio in termini di protezione è maggiore nelle fasce a rischio, cioè persone che presentano alterazioni all'esame del respiro. Oltre all'anti-influenzale, noi facciamo di routine, seguendo il consiglio delle maggiori società pneumologiche internazionali, la vaccinazione anti-pneumococcica, che si somministra ogni 5 anni; questa profilassi è consigliata ai pazienti che risultano da esami strumentali a rischio respiratorio. Il vaccino ha un efficacia difensiva molto elevata, protegge contro la polmonite lobare che è estremamente pericolosa e determina una notevole mortalità».
Come si può migliorare la qualità della vita di un paziente colpito da bronchite cronica?
«Studi recenti, dimostrano come un'attività fisica intensa, se rapportata alle reali possibilità individuali, svolta sotto stretto controllo medico ed in assenza di importanti controindicazioni cardiovascolari e motorie, produca vantaggi nella riattivazione delle fibre e del metabolismo energetico muscolare ed interagisca positivamente con la terapia farmacologica, rendendola più efficace. In particolare - sottolinea Barisione - si è osservato come nella Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), 30 minuti di passeggiata veloce tre volte alla settimana, associati all'utilizzo di un farmaco broncodilatatore inalatorio a lunga durata di azione, generino un miglioramento della tolleranza all'esercizio fisico superiore a quella raggiungibile solo con il farmaco. In parole semplici, la passeggiata in via XX settembre a Genova, a guardare le vetrine non serve! Bisogna farsi venire il fiatone e seguire la terapia prescritta da un medico specialista in queste patologie».
Quale è il soggiorno ideale per un anziano o per un malato di bronchite?
«La Liguria dal punto di vista climatico ha sicuramente degli aspetti positivi, abbiamo una costa molto ampia e un clima ventilato che, in parte, porta via l'inquinamento. Nel periodo invernale le temperature non sono rigide come in pianura Padana dove il malato cronico, invece, avrebbe condizioni sfavorevoli. Non ci sono indicazioni specifiche. Per i malati di una certa gravità si deve fare l'Ega (emogasanalisi arteriosa) che consiste nell'analisi della pressione parziale di ossigeno di un piccolo campione di sangue arterioso prelevato dal polso; sulla base di questa prova si riesce a dire ad un paziente l'altitudine per villeggiare. Bisogna fare attenzione agli sbalzi di quota perché il fisico deve acclimatarsi, ma un soggiorno o una vacanza fino a 1500 metri è consigliabile a tutti».
Fare yoga, o esercizi per respirare con il diaframma possono essere utili?
«Tutte le ginnastiche respiratorie possono andare bene, dobbiamo pensare a questo concetto fondamentale: noi fisiologicamente e inconsapevolmente abbiamo dei meccanismi di adattamento allo sforzo che ci portano a respirare in maniera sempre più intensa e corretta in maniera involontaria, quindi suggerire lo yoga o altro può andare bene, però è sufficiente una nuotata, una camminata veloce o un giro in bicicletta un po' intenso per migliorare la respirazione».
Le sigarette o un sigaro dopo pranzo sono un piacere da dimenticare?
«Per noi pneumologi il fumo in qualsiasi forma è senza dubbio sconsigliato, diciamo che al di là del piacere che possono dare il sigaro o la pipa dopo i pasti, dobbiamo anche essere consapevoli di quanto sia importante respirare bene ed anche ricordarci che viviamo in un ambiente che non è affatto pulito.
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