Tranne che nell’aspetto fisico Mario Monti assomiglia a Luis Enrique. Come l’allenatore giallorosso anche il premier è serio, cocciuto e sta già sperimentando l’imbattibilità di certe liturgie. In Italia o concerti per bene o te la pigli in saccoccia. La triplice, ad esempio, è come Totti: non si discute, si ama. SuperMario passa così dal red carpet al marameo di un fallito incontro. Ora è ufficiale, la sinistra ha un piano: appoggiare lo sciopero generale, minare le fondamenta della manovra «salva Italia» e poi vedere che succede. Come nel finale horror de La Cosa. Nel frattempo questo pomeriggio, tanto per gradire, il figliol prodigo Bersani incontra i sindacati per fare la pace con la Camusso e studiare come impantanare il Paese con un pacchetto di scioperi nei trasporti. Tutto previsto.
I fiancheggiatori dello sciopero sono guidati dal leader di Sel, Nichi Vendola: «Hanno proprio ragione le organizzazioni sindacali, il carico va spostato dai ceti più deboli e medio-bassi a quelli che non hanno mai pagato le tasse. Questo deve fare il Parlamento e il governo Monti. Non restino indifferenti al disagio profondo che viene da quegli italiani che in tutti questi anni hanno salvato l’Italia».
Preferisce evitare la deriva populista Fausto Bertinotti che rispetta «le scelte di Vendola, ma è evidente - dice - che le forze politiche della sinistra in Europa sono impotenti. Se il recinto si costruisce in maniera solida non c’è salvezza per nessuno, che si stia dentro o fuori di esso. Sul campo però - aggiunge l’ex presidente della Camera - vi sono le energie necessarie per rompere questa situazione; penso a quel campo vastissimo che va dagli Indignados alla Fiom; dalle donne a chi combatte per fare dell’acqua bene pubblico».
Lapidario l’ultracomunista Oliviero Diliberto: «Chi non difende gli interessi del Paese si schiera con Monti. Che la sua manovra colpisca ancora una volta i soliti noti è cosa accertata e risaputa, come sacrosanta è la richiesta dei sindacati di voltare pagina e fare pagare la crisi a chi finora l’ha sempre fatta franca, con buona pace dei governi che in questi anni si sono succeduti». Ancora una volta Diliberto insiste con la patrimoniale: «Non introdurre una patrimoniale capace di sottrarre finanze a chi già ne ha abbastanza significa calpestare il principio di equità sociale e di buon senso, quello che serve all’Italia per uscire dalle secche dell’ipocrisia, che è figlia di un certo modo di vedere e affrontare le cose sempre allo stesso modo. Lavoratori e pensionati mai come in questo momento vanno tutelati e aiutati. Se si usa la mannaia sempre e solo su di loro si uccide l’economia, perché si fermano i risparmi e si bloccano i consumi».
Infine l’Idv, secondo cui il mancato accordo con i sindacati dimostra che Monti non intende accogliere le istanze di chi chiede equità per una manovra socialmente insostenibile. Il capogruppo al Senato Felice Belisario chiede discontinuità: «E invece restano intatti sprechi, privilegi, evasione e speculazione e vengono penalizzate solo le fasce più deboli: giovani, famiglie e pensionati. Il governo non può ignorare il fronte sociale che si è schierato compatto contro la manovra e le richieste legittime del sindacato».
Già, i sindacati. Massimo Giannini sulle colonne di Repubblica mette in guardia da uno strappo che può far male al Paese, lesa maestà alla giustizia sociale.
«La rottura che si è consumata con i sindacati è qualcosa di più di un semplice strappo al metodo della concertazione - commenta - è una lesione del principio dell’equità.
Il governo, dunque, ha ascoltato ma non ha raccolto le richieste formulate da Cgil, Cisl e Uil, e le proteste sollevate da tante parti della società italiana». Sarà, ma la poltrona di Monti assomiglia sempre più a una panchina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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