"Chi va Oltrefrontiera vince e le banche lo possono aiutare"

Il manager Decio: "Le imprese vogliono occasioni di business"

Dopo aver rafforzato il capitale, Unicredit ha varato un piano per l’economia reale - il progetto “UniCredit per l’Italia“ - che prevede nuovi finanziamenti per 40 miliardi di euro a favore delle imprese italiane e un programma di supporto all’internazionalizzazione di 15mila pmi nei prossimi tre anni. «Abbiamo i mezzi, le competenze e una rete commerciale - sottolinea Alessandro Decio, responsabile della Divisione famiglie e pmi di Unicredit - adeguati per garantire alle imprese italiane tutto il supporto necessario all’estero».

Quanto è importante per un’impresa rivolgersi ai mercati esteri? C’è una dimensione minima?
«Il confronto tra le performance delle imprese che hanno una forte quota di export e le altre dimostra che è molto importante. E la crisi impone di accelerare questo processo, perché in un contesto di domanda interna stagnante, la capacità di intercettare la domanda estera rappresenta la leva strategica per tornare a crescere. La dimensione costituisce spesso un limite per affrontare i necessari investimenti in termini di competenze, piattaforme logistiche e reti distributive. Per le pmi è fondamentale fare rete con altre realtà».

Qual è l’identikit delle imprese italiane che puntano sull’estero?
«La propensione a esportare è spesso legata a caratteristiche aziendali virtuose, quali elevata intensità di capitale e di lavoro qualificato, più spesa in innovazione, ricerca e sviluppo, maggiori investimenti e la presenza di collaborazioni strategiche con altre imprese. C’è poi una maggiore produttività, un margine operativo lordo più elevato e meno indebitamento rispetto alle realtà che non esportano».

Quali sono i settori produttivi più attivi all’estero?
«Sia quelli storici del made in Italy, come l’agroalimentare - che si è posizionato su prodotti a più alto valore aggiunto - e le calzature, sia settori che hanno ampliato la loro vocazione all’export in tempi più recenti: prodotti in metallo, elettronica, chimica. Altro esempio di eccellenza, la meccanica strumentale, cresciuta tra il 2010 e il 2011 del 13,9%, settore nel quale l’Italia si conferma il quarto player mondiale con una quota di mercato del 9 per cento. I settori che a fine 2011 sono riusciti a recuperare e superare i livelli di attività del 2008 sono tutti a elevata propensione all’export. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, nell’ultimo decennio le esportazioni sono state ri-orientate dai Paesi avanzati verso i Paesi emergenti, mentre resta troppo contenuta l’importanza dell’America Latina e dell’Asia».

Unicredit ha una radicata presenza internazionale: che cosa domandano le imprese e come le aiutate?
«Ci chiedono in misura crescente consulenza specialistica sull’approccio iniziale ai mercati esteri, gli aspetti legali e fiscali, la ricerca di controparti e opportunità di investimento, oltre al supporto finanziario e operativo. Noi mettiamo a disposizione delle pmi l’esperienza, la conoscenza e i vantaggi relazionali derivanti dal nostro network in 50 Paesi; anche attraverso i 200 specialisti attivi nei centri Unicredit International e i 50 esperti cross border business management raggiungibili anche con numero verde. Ma siamo in grado di supportare le imprese anche con modalità innovative; il piano “Unicredit per l’Italia“ prevede infatti una serie di iniziative tra cui il programma di orientamento e formazione per gli imprenditori che si aprono all’export e il percorso di facilitazione nella ricerca di clienti oltre confine».

Quali evoluzioni prevede nei servizi estero per le imprese?
«Anche qui è richiesta alle banche sempre più efficienza e riduzione dei costi e dei tempi. Lo sviluppo della multicanalità è fondamentale. Dalle piattaforme di electronic banking è già possibile gestire tutti i pagamenti internazionali, operare sui conti all’estero e aprire lettere di credito.

Gli strumenti finanziari messi a disposizione sono diversi, in funzione della dimensione dell’impresa cliente e della strategia scelta per lavorare con l’estero. Continueremo a sviluppare nuove applicazioni con l’obiettivo di rendere sempre più semplice l’interazione con la banca anche in questo settore».

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