Un appello forte e chiaro alle altre forze politiche del centrodestra, e in particolare al partito maggiore, Forza Italia: lo rivolge il presidente provinciale di An, Gianfranco Gadolla, «perché venga moltiplicato limpegno a organizzare la raccolta di firme per il referendum di riforma della legge elettorale». La scadenza imposta dalla legge per il deposito delle firme in Cassazione è fissata al 25 luglio, «ma - spiega Gadolla - ci sono tempi tecnici e incombenze da rispettare per allestire il corredo di dati anagrafici da accompagnare alle firme». Firme che, conferma il presidente dell«unico partito che ha organizzato capillarmente la raccolta», hanno toccato quota 1.200 in provincia di Genova. Di questo passo, insomma, pur considerando la proiezione in campo nazionale, si rischia di mancare, magari per pochissimo, lobiettivo-500mila firme: le notizie che arrivano dal fronte referendario nazionale parlano di 421mila cittadini firmatari, ma ce ne vorrebbero almeno 150mila in più per essere in zona di sicurezza. Anche per questo, Gadolla preme su Forza Italia: «Oltretutto - sottolinea - è proprio il partito che può trarre maggiori vantaggi dal referendum, visto che con la riforma verrebbe introdotto il premio di maggioranza alla lista più votata e non, come adesso, alla coalizione più votata». Questo «costringerebbe» le formazioni minori non più ad apparentarsi, ma a confluire in un unico partito, razionalizzando e semplificando lo scenario.
Cè di più: se il Paese dice «sì» al quesito referendario, cancellando la normativa in vigore, verrebbe introdotto il divieto alle candidature multiple, in più collegi. «Noi di Alleanza nazionale ci batteremo a fondo, sicuramente fino agli ultimi giorni a disposizione per la raccolta delle firme - conferma Gadolla -. Finora, con i nostri banchetti allestiti in tutta la Provincia, abbiamo contribuito in prima persona. Ora ci aspettiamo il contributo degli altri».
Resta, sullo sfondo, la strategia degli anti-referendum: «Sono i partiti piccoli - insiste il presidente provinciale di An -. Loro, vedi il caso Udeur-Mastella, manifestano una sorta di ricatto politico. Dicono: se si va al referendum, noi facciamo cadere il governo Prodi per andare a nuove elezioni. Così, per la legge vigente, non si può votare il referendum, e le consultazioni politiche si svolgono con le norme attuali.
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