da Roma
A Perugia ci si allenava al terrorismo in moschea, ma non tutto il centrosinistra ha intenzione di applicare controlli più rigorosi ai luoghi di culto islamici. Nel governo parlano di «mappatura delle moschee» sia Livia Turco, ministro della Salute, che Antonio Di Pietro (Infrastrutture). Non siano censite, ma «chiuse», insiste invece la Lega, ormai decisa a seguire la linea dellintransigenza dopo gli arresti di Perugia.
Se nel governo Prodi cè chi propone il «registro» per imam e moschee, il ministro di Rifondazione Paolo Ferrero apre alla tolleranza totale: «Noi - invita - dobbiamo avere un percorso di fortissima capacità di integrazione con gli immigrati che sono qui regolarmente e professano la loro fede. Per questo va fatta una legge sulla libertà religiosa in modo da permettere che ci sia un reciproco riconoscimento». È proprio il progetto sulla libertà religiosa in discussione in commissione Affari costituzionali della Camera a creare i maggiori attriti tra centrodestra e centrosinistra. Lopposizione chiede che la moschea non venga considerata uno Stato nello Stato.
Ferrero è tornato ieri sul progetto di finanziamento (10 milioni di euro) per far partire lezioni di italiano ed educazione civica nelle moschee dopo un esperimento pilota svolto da poco a Roma: «Le moschee non devono essere un luogo chiuso, separato e segregato - ha insistito anche ieri il responsabile della Solidarietà sociale - ma un luogo aperto, dove magari riuscire anche a imparare litaliano. Questo, secondo me, è il modo migliore per sconfiggere il terrorismo».
Sulla libertà di culto concorda il Verde Cento, che spara sullopposizione: «La propaganda degli esponenti della destra limita fortemente anche la libertà di culto che invece va garantita e tutelata». La «brillante operazione di polizia di Perugia», insiste il sottosegretario allEconomia, «non può diventare il pretesto per una campagna del centrodestra per criminalizzare le moschee».
Dopo il caso di Perugia, però, gli esponenti della Casa delle libertà chiedono cambiamenti nelle politiche sullimmigrazione del governo. Il Carroccio da giorni pretende la linea dura. Ieri si è esposto il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli: «Se ci troviamo in casa gente che ha sostanze chimiche, piantine e informazioni su obiettivi sensibili, lo si deve anche a chi ha sempre strizzato locchio al mondo islamico - polemizza - e in questi anni ha favorito il fatto che oggi questa gente possa fare tutto quello che vuole». Secondo la Costituzione, premette lex ministro leghista, «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
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