«Chiuderemo subito Fulvio Testi se è tipo via Quaranta»

Antoniazzi (Ds): «Queste iniziative ci sono sempre state». Alboni (An): «Così si ghettizzano»

«Se è un’altra via Quaranta va chiusa». L’assessore all’Educazione Bruno Simini non usa mezzi termini davanti all’eventualità che un altro gruppo di bambini islamici possa fare lezioni «abusive» anziché frequentare le scuole pubbliche. Il caso è tornato alla ribalta durante lo scorso fine settimana dopo che in un ufficio di viale Fulvio Testi (ingresso al civico 282) era stato notato un raduno di ragazzini egiziani in un ufficio privato. Erano circa una trentina suddivisi in due gruppi, da una parte i maschi, dall’altra le femmine. Davanti a loro due donne con il velo, probabili insegnanti. Il portiere dell’immenso edificio, corpo B, conferma di aver visto i ragazzini con i loro zainetti sia sabato che domenica nella sede della «Cooperativa obiettivo 2000», un consorzio che affitta aule per attività di formazione. Ieri gli uffici erano aperti ma nessuno ha voluto darci spiegazioni. «Mi auguro che non siano gli stessi ragazzini egiziani che non frequentano la scuola - ha dichiarato Simini - Non c’è nulla da dire se vengono organizzati doposcuola di lingua o cultura araba o di preghiera purché però i bambini facciano regolarmente lezione. Una cosa è certa - ha continuato Simini - questa storia deve finire: cioè non possiamo più accettare che ci siano famiglie che non rispettano le regole».
Sandro Antoniazzi, coordinatore del centro sinistra, dice «che queste iniziative ci sono sempre state perché le famiglie islamiche vogliono dare un’identità ai loro figli che sono nati qua ma non sono riconosciuti come italiani. Questo non vuol dire che siano fuori dalle regole».
Roberto Alboni, capogruppo di Alleanza nazionale in consiglio regionale ha invece commentato: «Sono gli islamici che vivono in Italia i primi a non accettare i programmi educativi della nostra scuola e volersi ritagliare spazi esclusivi tutti per loro, chiusi ad ogni possibilità di dialogo e integrazione.

Un comportamento del genere ghettizza i bambini Per questo diciamo no a corsi o scuole totalmente musulmane: quindi no a via Fulvio Testi, così come abbiamo detto no a via Quaranta».
«Muoviamoci subito con fermezza senza se e senza ma» ha tuonato invece Carla De Albertis consigliere comunale di An: «Nessuno è obbligato a stare in Italia, basta scuole abusive, basta pretese».

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