Pechino - Puntuale come un orologio svizzero è arrivata la risposta di Pechino alle dichiarazioni di Bush, che ieri aveva espresso "profonda preoccupazione" per la situazione dei diritti in Cina. Le autorità locali hanno ribadito con forza che nessuno dovrebbe interferire in affari interni di paesi terzi. Il portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang ha sottolineato che la Cina e gli Stati Uniti hanno punti di vista divergenti sui diritti umani e le questioni religiose, ma ha aggiunto che Pechino si oppone fermamente "ad ogni parola o atto" utilizzato per interferire negli affari interni di altri paesi.
La linea di Washington Dopo le tappe in Corea del Sud e Thailandia, dove ha pronunciato un nuovo discorso contro la situazione dei diritti umani e delle libertà religiose nella Repubblica Popolare, George W. Bush è partito alla volta di Pechino: domani vi assisterà come previsto alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici 2008. Prima di lasciare la capitale thailandese, il presidente americano ha tenuto inoltre a ricordare come gli Stati Uniti esigano dalle autorità cinesi un maggiore impegno sullo scenario politico internazionale. "Alla Cina stiamo facendo presente che essere una potenza economica globale comporta anche il dovere di agire responsabilmente su questioni che vanno dall’energia all’ambiente, fino allo sviluppo in aree come l’Africa. Alla fine dei conti", ha osservato ancora Bush, "solo la Cina può decidere quale percorso seguire. Noi, l’America, e i nostri partner siamo realisti, preparati a qualsiasi possibilità": un inciso venato di polemica, corretto però da una puntualizzazione.
Bush ottimista sul futuro "Io sono ottimista sul futuro cinese", ha infatti proseguito il capo della Casa Bianca. In precedenza Bush aveva osservato che "i giovani cresciuti con la libertà di scambiare beni alla fine chiederanno anche la libertà di scambiare idee, specialmente attraverso un Internet senza restrizioni": altra allusione critica, dopo la censura sui siti on-line sensibili varata dal regime malgrado gli impegni presi a suo tempo a tutela del lavoro dei giornalisti stranieri, e soltanto in parte poi revocata.
"Il cambiamento in Cina arriverà" Il presidente degli Stati Uniti ha detto che alla fine "il cambiamento arriverà anche in Cina, con i suoi tempi e nel rispetto della sua storia e delle sue tradizioni. Comunque".
E allora sarà chiaro a tutti il constatare che chi aspira a manifestare la propria coscienza, e la fede nel proprio, Dio non è una minaccia per l’avvenire della Cina. Sono loro che nel XXI secolo ne faranno una grande Nazione", aveva puntualizzato.
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