Il partito comunista cinese e le autorità di Pechino hanno paura della società civile. È questa lidea alla base della decisione del ministero della Propaganda di vietare le parole «società civile» sui media cinesi. La denuncia arriva dai blog, rappresentano una delle poche fonti di informazione alternative a quelle armonizzate dal Partito, dove si rivela che la frase cinese gongmin shehui, «società civile» appunto, è stata bandita dai media. La decisione nascerebbe dalla volontà di reagire alla crescente partecipazione civile nella politica soprattutto attraverso internet. Ma applicare questa legge pare di fatto impossibile. Negli ultimi anni, infatti, il numero dei navigatori cinesi su internet è aumentato, così come la presa di coscienza di internet come mezzo di informazione o di denuncia.
La decisione del ministero della propaganda si scontra proprio con questa nuova aria che spira, seppure in sottofondo, in Cina. Chi vuole rispettare il divieto cerca alternative: alcuni media hanno cominciato ad utilizzare il termine «pubblica società».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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