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Clima, il G8 dimezza le emissioni entro il 2050

Clima, il G8 dimezza le emissioni entro il 2050

Clima, petrolio e cibo, economia. Il menu del secondo giorno di G8 a Toyako, in Giappone, è stato ricco.
Clima. A fare da padrone sono state le discussioni sull’ambiente: le emissioni di anidride carbonica - e più in generale l’inquinamento - preoccupano tutti. Per questo, sotto la spinta del premier del Paese ospite, Yasuo Fukuda, i governanti degli otto Stati più industrializzati hanno raggiunto un’intesa: l’obiettivo è dimezzare le emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra entro il 2050. «È un grande risultato che dimostra come sul clima ci sia una visione comune» ha commentato raggiante il primo ministro nipponico, aggiungendo anche che «il documento prevede che i vari Paesi si diano degli obiettivi di medio termine».
Ma ovviamente non basta che la diminuzione avvenga da parte di Usa, Giappone, Russia, Canada, Regno Unito, Francia, Germania e Italia. Per questo, tramite l’Onu, i Paesi più industrializzati hanno chiamato in causa anche le economie emergenti, che tuttavia hanno subito criticato il documento sul clima uscito dal summit di Toyako. «I membri del G8 - hanno dichiarato piccati i capi di India, Cina, Brasile, Messico e Sudafrica, le principali economie emergenti riunite nel G5 - dovrebbero fare di più. Un traguardo importante sarebbe stato quello del 90 per cento delle emissioni. Dovrebbero prendere l’iniziativa e fare da guida per gli altri Stati».
Materie prime. Ma a preoccupare non c’è solo l’ambiente. Anzi, petrolio e caro cibo sono in testa ai pensieri dei leader riuniti a Toyako. Una preoccupazione giustificata, perché gli aumenti di energia e alimentari non mettono in crisi soltanto l’economa globale, ma anche le tasche dei cittadini e le loro poltrone. Allora, nonostante le previsioni sul medio lungo periodo restino positive, ecco un duplica appello. All’Opec, il cartello dei Paesi produttori di petrolio, perché aumenti il numero di barili pompati ogni giorno; ai Paesi con scorte di cibo perché lo mettano in vendita aiutando a bloccare i prezzi giunti ormai alle stelle.
«Sul lato della fornitura - si legge nel documento di oggi dedicato alla crisi petrolifera - le capacità di produzione e raffinazione dovrebbero essere aumentate nel breve periodo e dovrebbero essere favoriti gli investimenti per espanderle nei prossimi anni». I Paesi consumatori, d’altra parte, «devono lavorare sul lato dell’efficienza energetica».
Anche per quanto riguarda il caro cibo la ricetta del G8 sembra andare verso una maggior disponibilità sul mercato, contrapposta alla speculazione. «Chi ha scorte - recita la dichiarazione finale redatta dai leader riuniti - si comporti responsabilmente e le metta in vendita per far abbassare i prezzi».
Zimbabwe. E a Toyako è tornato d’attualità anche lo Stato africano. Pur senza utilizzare la parola sanzioni, in attesa di una decisione dell’Onu, gli otto leader si sono pronunciati duramente sul comportamento del presidente Robert Mugabe. «Non riconosceremo nessun governo - hanno detto - che non rappresenti pienamente il popolo dello Zimbabwe. Le ultime elezioni sono prive di validità e destano grave preoccupazione».
Iran.

Parole dure sono state spese anche contro il regime iraniano: Teheran è stata invitata a sospendere l’arricchimento dell’uranio attenendosi agli obblighi internazionali.

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